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Torniamo ad occuparci di fringe benefit e dei loro vantaggi per lavoratori e imprese.

Ce ne occupiamo in vista dell’approvazione della Legge di Bilancio 2024, all’interno della quale ha trovato spazio anche un intervento su quelli che sono noti come benefici secondari.

Chiariremo meglio nel corso dell’approfondimento a cosa ci riferiamo quando parliamo di fringe benefit.

Quello che è importante sapere ora è il fine dell’intervento dell’Esecutivo

Questo, in combinazione con quello in materia di cuneo fiscale, mira ad alleggerire i costi delle imposte in busta paga e garantire, in tal modo, un maggior risparmio ai datori di lavoro e guadagno ai lavoratori.

Vedremo meglio in che modo ciò avviene, ma prima di procedere cerchiamo di ricapitolare cosa sono i fringe benefit, a chi spettano e come cambierà la materia nel 2024.

Fringe Benefit: un vantaggio per i lavoratori

Perché i fringe benefit rappresentano un vantaggio per i lavoratori? Per capirlo bisogna guardare alla natura degli stessi e alla loro funzionalità.

Nel nostro articolo Fringe Benefit: Cosa Sono siamo partiti dall’etimologia della parola, composta dal termine fringe, che sta ad indicare qualcosa posto al limite, di secondario, e benefit, traducibile come beneficio, utile, vantaggio.

Fringe benefit, quindi, viene spesso tradotto con l’espressione beneficio secondario e, in un certo senso, tale è.

Questo perché essi sono concepiti come formula retributiva, ma non di tipo monetario. Si tratta di benefici aggiuntivi allo stipendio, elargiti non solo per migliorare l’ambiente di lavoro, ma anche nell’ottica di maggior benessere per il lavoratore. Esempi di fringe benefit sono:

  • Assicurazione sanitaria;
  • Piani pensionistici;
  • Congedi retribuiti;
  • Rimborsi spese;
  • Benefit flessibili, ossia benefici che il lavoratore può scegliere tra diverse opzioni per adattare i vantaggi alle loro esigenze individuali;
  • Assistenza all’infanzia;
  • Sconti su prodotti e servizi;
  • Programmi di formazione e sviluppo.

Come possiamo notare, essi rappresentano un vantaggio per il lavoratore dal momento che lo esonerano da una serie di incombenze o spese. Un vantaggio aumentato dall’essere questi benefici completamente esenti dal formare reddito da lavoro imponibile, se mantenuti entro dati limiti, come chiariremo meglio in seguito. 

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Vantaggi per le Imprese

Ad usufruire dei vantaggi dei fringe benefit non sono solo i lavoratori, ma anche le imprese. Non solo in termini di produttività e benessere aziendale, ma anche sotto il profilo fiscale. I fringe benefit, infatti, non sono tassati per le imprese e in vari casi essi sono deducibili (come ad esempio i costi per l’auto aziendale).

Fringe Benefit e Legislazione

Uno degli aspetti su cui a lungo si è dibattuto è come considerare i fringe benefit sotto il profilo fiscale. Sono da considerarsi a tutti gli effetti una forma retributiva?

Dovendoci basare esclusivamente sul principio di omnicomprensività (in base al quale dovrebbero essere inclusi nella retribuzione tutti  i compensi recanti i caratteri di continuità, obbligatorietà, corrispettività), allora anche i benefici secondari concorrerebbero a formare reddito da lavoro e come tale essi sarebbero soggetti a tassazione

In tal senso si è espressa una data giurisprudenza della Cassazione.

L’art. 2120 del Codice Civile, invece, dispone che  essi vadano ricompresi nel novero dei compensi annuali da considerare per il calcolo del TFR

A dirimere la vicenda è intervenuto il TUIR, il cui art.51 comma 3 prevede una deroga al principio di omnicomprensività. 

Sulla base di questo, infatti, i fringe benefit non sono soggetti a tassazione contributiva e previdenziale se erogati entro il limite di spesa massimo di 258,23 euro, nel periodo d’imposta. 

Un limite questo spesso oggetto di modifiche negli ultimi anni da parte dei vari Governi che si sono succeduti.

Così è stato nel 2020, quando il limite di spesa fu innalzato a 516,46 euro.

Nel 2022 è stato portato a 600 euro per la generalità dei lavoratori e a 3000 euro per quelli con figli a carico.

Da ultimo, nel 2023 la soglia è stata ripristinata al valore iniziale di 258,30 euro, pur lasciando il limite di 3.000 euro per i dipendenti con figli a carico.

Fringe Benefit nel 2024

Per il quarto anno consecutivo, la soglia limite riconosciuta dal TUIR è destinata a cambiare. Al fine di assicurare a imprese e lavoratori una maggiore detassazione dei costi del lavoro, l’Esecutivo è intervenuto con una serie di misure imponenti che si traducono in un maggior risparmio per le aziende e un maggiore guadagno in busta paga per i dipendenti. 

Tra queste, le più incisive sono senz’altro:

In realtà, l’innalzamento della soglia vale per la generalità dei lavoratori, ma per quelli con figli a carico, invece, è più corretto parlare di abbassamento. 

Nello specifico, la soglia di detassazione verrà portata:

  • a 1.000 euro per la generalità dei lavoratori dipendenti;
  • a 2.000 per quelli con figli a carico.

Limite Superato: Cosa Succede?

Abbiamo già avuto modo di chiarire il funzionamento dei fringe benefit. Se il loro valore complessivo rimane nei limiti di spesa previsti dalla legge, questi non concorrono a formare reddito da lavoro e come tali non sono soggetti a nessun tipo di tassazione, né contributiva né previdenziale e neppure ai fini Irpef.

Ma cosa accade se il valore complessivo dei fringe benefit supera la soglia? In questo caso, come già avviene, l’intero valore deve essere considerato imponibile

Restando nel range, invece, i fringe benefit possono rappresentare per l’azienda un grande vantaggio, dal momento che potrà godere:

  • dell’esenzione dai contributi da versare all’Inps;
  • dell’esenzione dalle trattenute in busta paga a carico del lavoratore, che l’azienda è tenuta a versare all’Inps.

Quando i Figli sono a Carico?

A proposito della maggiorazione per chi ha figli a carico, quando questi ultimi sono da considerarsi tali? 

Un figlio si considera a carico quando, dal punto di vista fiscale, il reddito dello stesso non supera:

  • 2.840,51 euro, nella generalità dei casi;
  • 4.000 euro fino a 24 anni.

In questi casi, il lavoratore è tenuto a presentare al datore di lavoro un’apposita dichiarazione, in cui è tenuto ad inserire il codice fiscale dei figli. L’azienda, poi, provvederà ad inoltrare un’informativa alle rappresentanze sindacali. 

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