Il mondo del lavoro cambia e con esso anche le forme di cessazione del rapporto tra dipendente e datore. Una delle modalità che si è consolidata negli ultimi anni è il licenziamento concordato, spesso inserito in una trattativa per risolvere il rapporto in maniera consensuale, a fronte di un incentivo economico. Ma in questi casi si ha diritto alla Naspi?
La risposta è sì, a determinate condizioni. In questo articolo vedremo quando è possibile accedere alla disoccupazione dopo un licenziamento concordato, cosa dice la normativa vigente, quali sono le implicazioni per il lavoratore e come comportarsi in caso di accordo dopo impugnazione giudiziale.
Cos’è il licenziamento concordato
Il licenziamento concordato è una forma di risoluzione del rapporto di lavoro in cui il datore di lavoro e il lavoratore raggiungono un accordo per porre fine al contratto. Si tratta di una modalità che spesso nasce:
-
In seguito a contenziosi sul licenziamento
-
Nell’ambito di una trattativa individuale o sindacale
-
A fronte della corresponsione di un incentivo all’esodo
La particolarità di questo tipo di cessazione è che, pur essendo tecnicamente un licenziamento, avviene con l’assenso del dipendente, spesso per evitare lunghi procedimenti legali.
Differenza tra licenziamento e dimissioni consensuali
È importante distinguere il licenziamento concordato dalle dimissioni volontarie. Solo nel primo caso, il lavoratore mantiene il diritto a richiedere la Naspi. Le dimissioni, infatti, sono considerate una forma di uscita volontaria e quindi non indennizzabile, salvo eccezioni (maternità, giusta causa, dimissioni per giustificati motivi familiari).
Nel licenziamento concordato:
-
Il recesso è formalmente del datore di lavoro
-
Il lavoratore accetta in cambio di un incentivo economico o di altri benefici
-
Viene spesso redatto un verbale di conciliazione presso una sede protetta (es. Ispettorato del Lavoro)
Licenziamento concordato e diritto alla Naspi
Secondo la normativa vigente (art. 1, comma 250, Legge n. 228/2012 e circolari INPS), il lavoratore ha diritto alla Naspi anche nei casi di licenziamento oggetto di conciliazione. Questo vale in particolare se:
-
Il licenziamento è stato formalmente impugnato e poi risolto tramite conciliazione
-
L’accordo prevede la rinuncia alla prosecuzione del rapporto
-
Il datore di lavoro ha formalizzato la cessazione attraverso i canali ufficiali
In altre parole, se il recesso non appare come dimissione volontaria, ma come licenziamento effettivo, la Naspi è riconosciuta.
Licenziamento concordato Naspi 2022 e 2023: cosa è cambiato
Negli ultimi anni, la prassi giurisprudenziale e amministrativa si è consolidata, riconoscendo il diritto alla disoccupazione anche dopo un accordo transattivo. Non ci sono state modifiche sostanziali tra 2022 e 2023, ma si sono rafforzati alcuni principi:
-
È importante che la cessazione del rapporto sia formalmente registrata come licenziamento
-
L’accordo deve avvenire in una sede protetta (commissione di conciliazione, sede sindacale, Ispettorato del lavoro)
-
L’INPS accetta le domande di Naspi se supportate dalla documentazione corretta
Ciò che rileva non è tanto la forma privata dell’accordo, ma la tracciabilità e la trasparenza della cessazione.
Cosa fare per ottenere la Naspi dopo un licenziamento concordato
Il lavoratore che ha sottoscritto un accordo per il licenziamento concordato deve:
-
Verificare che nel verbale sia indicato chiaramente che si tratta di un licenziamento
-
Richiedere al datore la comunicazione UNILAV di cessazione con causale corretta
-
Presentare la domanda entro 68 giorni dalla cessazione del contratto
-
Avere almeno 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni
-
Avere almeno 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti
L’INPS, ricevuta la domanda, potrà erogare la Naspi con decorrenza a partire dall’ottavo giorno successivo al licenziamento o dal giorno successivo alla domanda, se presentata oltre l’ottavo.
Licenziamento concordato dopo impugnazione giudiziale
In molti casi, il lavoratore che impugna un licenziamento riceve una proposta di incentivo all’esodo in sede di conciliazione. Anche in questo caso, l’accordo concluso con rinuncia alla prosecuzione del rapporto dà diritto alla Naspi, se:
-
La conciliazione è avvenuta dopo l’impugnazione del licenziamento
-
Il verbale include la rinuncia alle rivendicazioni e la conferma dell’interruzione del contratto
-
La cessazione è formalizzata dal datore di lavoro come licenziamento e non come dimissione
L’incentivo all’esodo, se versato in sede protetta, non preclude l’accesso alla disoccupazione. Non si tratta infatti di una somma che esclude il diritto al sussidio, ma di un accordo transattivo.
Cosa fare se l’INPS nega la Naspi dopo un licenziamento concordato
Può accadere che l’INPS respinga la domanda di Naspi in caso di licenziamento concordato, ritenendo che si tratti di una risoluzione consensuale. In questi casi, è importante:
-
Verificare che tutta la documentazione sia correttamente compilata
-
Richiedere l’accesso agli atti e presentare ricorso amministrativo
-
Allegare il verbale di conciliazione in cui si evince chiaramente che si tratta di licenziamento
-
Eventualmente, rivolgersi a un patronato o a un legale del lavoro per supporto
La giurisprudenza ha chiarito in più occasioni che non conta la denominazione dell’accordo, ma la sostanza del recesso. Se è il datore a interrompere formalmente il rapporto, la Naspi deve essere riconosciuta.
L’incentivo all’esodo esclude la Naspi?
L’incentivo all’esodo, spesso previsto nel contesto del licenziamento concordato, non preclude l’accesso alla disoccupazione. Tuttavia, è fondamentale che:
-
L’incentivo sia erogato a fronte di un licenziamento e non di dimissioni
-
L’accordo sia sottoscritto in una sede protetta
-
La cessazione del contratto sia formalizzata nei canali ufficiali (comunicazione obbligatoria al Centro per l’Impiego)
Il lavoratore può quindi ricevere sia l’incentivo all’esodo sia la Naspi, purché i requisiti siano rispettati.
Conclusione
Il licenziamento concordato è una modalità sempre più utilizzata per chiudere un rapporto di lavoro in modo meno conflittuale, e non preclude l’accesso alla Naspi, purché sia configurato come recesso del datore di lavoro e non come dimissioni del lavoratore.
È fondamentale che l’accordo sia redatto in forma corretta, firmato in sede protetta e che la cessazione sia formalmente registrata come licenziamento. Solo così il lavoratore potrà tutelarsi e accedere regolarmente all’indennità di disoccupazione.
Chi ha dubbi o si trova in trattativa per un accordo di uscita, dovrebbe sempre verificare in anticipo che la procedura sia compatibile con i requisiti richiesti dall’INPS, così da evitare brutte sorprese al momento della domanda.
Se sei interessato a esplorare ulteriori informazioni sul mondo del lavoro, il funzionamento delle imprese e tanto altro vai alla nostra sezione dedicata dove troverai dettagli su tutte le opportunità di carriera, concorsi e skill richieste oggi.