Cos’è e come funziona il contributo IVS? E’ Obbligatorio? In questo articolo scopriremo tutto ciò che c’è da sapere in merito a quella che di fatto è una somma di denaro versata da determinate categorie di lavoro all’INPS. Perché si versa questa somma e a quale scopo?
Proviamo a capirne di più, considerato che ci sono delle novità per il 2023.
Contributo IVS: cos’è?
Per prima cosa, bisogna chiarire cosa si intende per IVS: questo è l’acronimo di Invalidità, Vecchiaia e Superstiti. A questo punto, non resta che chiarire in cosa consiste il contributo. Come accennato si tratta di una somma di denaro o, per meglio dire, di una quota che viene versata da determinate categorie lavorative del settore privato (non pubblico) a favore dell’Inps.
Il suo scopo è quello di finanziare le spese che l’Inps potrebbe sostenere qualora si verificassero casi di inabilità, anzianità o morte del lavoratore (in quest’ultimo caso il sostegno sarebbe rivolto ai superstiti).
Un contributo di tipo previdenziale, una sorta di fondo assicurativo, pensato per assicurare il lavoratore contro eventi che potrebbero compromettere la sua idoneità lavorativa.
Ma chi è tenuto a versare il contributo ivs?
Chi deve pagare il Contributo IVS
La quota non deve essere versata da tutti i lavoratori, ma solo da alcuni, per i quali è obbligatoria. Vediamo di quali lavoratori si tratta:
- detentori di partita IVA con Gestione Separata;
- artigiani;
- commercianti;
- artisti e lavoratori dello spettacolo;
- mezzadri e i coltivatori diretti;
- lavoratori occasionali;
- giornalisti iscritti all’INPGI.
Nel caso di lavoratori dipendenti, l’IVS viene versata dal datore di lavoro, trattenendo la relativa quota direttamente dalla busta paga.
Sono esclusi, come si può notare, i dipendenti del settore pubblico, sia assunti a tempo determinato che indeterminato, e alcune categorie di liberi professionisti.
Contributo IVS: come e quando va versato
Circa le modalità di versamento del COntributo IVS bisogna distinguere tra lavoratori dipendenti e autonomi. Nel primo caso, infatti, il contributo può essere versato anche dal datore di lavoro, tramite trattenuta in busta paga e per un importo suddiviso in 4 rate annuali da pagare entro:
- 16 febbraio;
- 16 maggio;
- 16 agosto;
- 16 novembre.
Per quanto riguarda i secondi, invece, possono assolvere al versamento mediante compilazione del modulo F24 fornito dal commercialista.
Come si calcola il contributo IVS
Determinare l’ammontare del contributo ivs è un’operazione non fattibile, dal momento che esso varia sulla base di diversi fattori, a partire dalla tipologia lavorativa fino alle percentuali, che variano a seconda del minimo giornaliero stabilito annualmente dall’Inps.
A proposito delle aliquote, è importante segnalare la novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2022 e confermata anche per il 2023, e cioè che lo sgravio dei contributi IVS sono al carico del lavoratore a condizione che la retribuzione non ecceda l’importo di 2.692 € al mese.
Cosa cambia nel 2023?
Per il 2023, in particolare prevede un esonero sulla quota dei contributi IVS del lavoratore pari al 2% per tutto l’anno (a condizione che la retribuzione imponibile previdenziale non sia maggiore di 2.692 € al mese), che sale al 3% se la retribuzione imponibile (quella da cui partire per il calcolo del contributo) è inferiore a 1538 euro mensili, maggiorato nel mese di dicembre per via della tredicesima.