come-aprire-un-caf-e-abilitarlo

Quali requisiti occorrono per aprire un Caf? I Centri di assistenza fiscale, meglio noti come CAF, costituiscono un punto di collegamento sempre più solido tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Per i cittadini, infatti essi rappresentano un canale privilegiato per il disbrigo di pratiche fiscali e burocratiche, quali compilazione dei modelli 730, modelli Isee, SPID e pratiche di vario genere.

Visto il numero sempre crescente di utenti che vi ricorrono, aprire un Caf potrebbe rappresentare un ottimo investimento, ma è necessario chiarire alcuni aspetti.

Come funziona la gestione di un Caf

In via generale i Caf svolgono attività di assistenza fiscale ed ad oggi sono presenti in ogni città, con una diffusione capillare su tutto il territorio. Ciò potrebbe essere un disincentivo all’apertura di un ulteriore Centro, ma bisogna considerare che il bacino di utenza è in forte aumento e, dunque, di un Caf in più ce n’è sempre bisogno. 

Questo non significa che si può improvvisare e aprire un Centro di assistenza fiscale da un giorno ad un altro, anche perché ci sono dei requisiti, come si vedrà in seguito, stabiliti dalla legge che devono essere rispettati. 

Il Decreto Legislativo 241/1997 non solo stabilisce quali sono i requisiti soggettivi necessari per aprire un Caf, ma altresì disciplina l’attività che questi è chiamato a svolgere e verso quali categorie di utenti, che comprendono imprese, contribuenti senza redditi derivanti da lavoro, pensionati e lavoratori dipendenti.

Un Caf, ovviamente, ha la libertà di decidere i servizi da offrire ed è necessario tenere conto anche in questo caso di diversi fattori: scadenze, richieste, numero dei clienti da gestire, pratiche da seguire, etc.

Tutti fattori che incidono sulla qualità del servizio, ma anche sulla reputazione e sul guadagno. Se è vero che molti dei servizi sono offerti a titolo gratuito per altri, come la compilazione del modello 730, altri prevedono invece il versamento di una somma a cui si aggiunge un contributo pari a 15,92€ versato dallo Stato per ogni pratica trasmessa. Come si può dedurre, quindi, pianificare strategicamente il lavoro può garantire una buona retribuzione, il che potrebbe essere un fattore da considerare per chi abbia intenzione di avviare un Centro di assistenza fiscale ma, vale la pena ribadirlo, non a tutti è permesso farlo.

Aprire un Caf: quali sono i requisiti

Come già accennato, è la legge a fissare i requisiti necessari affinché si possa costituire un Caf

Il DL 242/1997 indica che possono avviare un’attività di assistenza fiscale tutte le associazioni sindacali rappresentanti di categoria a condizione che siano state costituite da almeno 10 anni, nonché quelle dei lavoratori impegnate nella promozione di istituti di patronato riconosciuti ai sensi del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 29 luglio 1947, n. 804, aventi complessivamente almeno 50.000 aderenti. Altresì le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti e pensionati o quelle territoriali da esse delegate, che contano al loro interno almeno 50.000 iscritti. Da ultimo, è riconosciuta la possibilità di avviare un Caf anche ai sostituti d’imposta (ossia quei soggetti, come ad esempio un datore di lavoro, che si occupano di versare tasse e contributi in sostituzione ad un altro soggetto) con almeno 50.000 dipendenti;

Lo stesso decreto, inoltre, stabilisce l’obbligo per il Caf di costituirsi come società e segnalare uno o più responsabili. Questi possono essere scelti tra tutti i membri, anche tra quelli assunti con rapporto di lavoro subordinato, a condizione, però, che siano iscritti all’albo dei commercialisti o in quello dei ragionieri.

Come sussistono dei requisiti indispensabili per aprire un Caf, ce ne sono anche per l’assunzione dei dipendenti. Questi, infatti, devono dimostrare di avere approfondite conoscenze in materia fiscale e tributaria nonché la capacità tecniche nella compilazione della modulistica. Si tratta di competenze che possono derivare da percorsi di studio specifici o dalla frequentazione di corsi di formazione, regionali o privati.

A questi si aggiungono i requisiti cosiddetti etici, tipici di ogni rapporto di lavoro, ossia: una buona predisposizione al contatto con il pubblico e al lavoro di squadra.

Come abilitare un Caf

La burocrazia anche in questi casi non manca: il primo passo è presentare tutta la documentazione necessaria (incluso anche un rapporto sulla società indicante sede legale, numero dei soci e dei dipendenti, Partita Iva della società, etc.) allo sportello regionale di riferimento dell’Agenzia delle Entrate che fornirà ulteriori moduli da compilare. 

In caso di esito positivo, il passo successivo è l’iscrizione all’Albo dei Caf per lavoratori dipendenti o per le imprese; a questo punto la società potrà utilizzare la denominazione CAF o Centro di Assistenza fiscale e avrà ricevuto l’abilitazione ad operare come Caf.

Franchising e Affiliazione

Se si decide di aprire un Caf si possono scegliere diverse strade.

  • affittare o acquistare un locale per avviare un’attività in autonomia:
  • ricorrere al franchising;
  • ricorrere all’affiliazione.

Vediamo, in particolare, nel dettaglio queste due ultime opzioni.

Franchising

Affidarsi ad un franchising significa rivolgersi ad una società già attiva e impegnata nel settore fiscale. Questa opzione comporta dei vantaggi, ma anche degli svantaggi. Per quanto riguarda i primi, sono previsti formazione e corsi di aggiornamento iniziali, la possibilità di utilizzare programmi informatici gratuiti e un’assistenza continua. Tra gli ‘’svantaggi’’, invece, c’è da considerare la richiesta da parte del franchisor di una quota annuale di adesione e ulteriori garanzie, che variano da impresa a impresa.

Affiliazione

Una formula simile al franchising è l’affiliazione alle associazioni dei lavoratori, che consente a chi apre un centro di utilizzare la sigla dell’associazione la quale, da parte sua, si impegna a fornire, come avviene nel franchising, formazione, assistenza, aggiornamenti e programmi informatici. La differenza, però, sta nel fatto che in questo caso bisogna iscriversi all’associazione e portare dei nuovi soci, suddividendo i proventi ricavati dal costo della tessera.

Responsabilità del Caf

Un ultimo accenno utile riguarda le responsabilità cui il Caf risponde qualora inoltrasse pratiche incomplete, false o errate. Questo è dovuto al semplice fatto che agendo per conto dell’utente, il centro di assistenza assume la delega e in qualità di delegante è direttamente responsabile degli atti che produce in nome e per conto dello stesso.

Approfondimenti

Share.

Comments are closed.