Nuove-Aliquote-Irpef-2023

Arrivano le Nuove aliquote Irpef 2023: ecco cosa prevede la Riforma Fiscale. Vediamo cosa cambia in materia con la Riforma a cui sta lavorando il Governo e come influisce tutto questo in busta paga. Aggiornamento: per le novità sul 2024 faremo riferimento a questo articolo: Riduzione Aliquote Irpef 2024.

Da tempo l’esecutivo ha annunciato l’intenzione di varare una riforma che, attraverso la riduzione progressiva delle aliquote Irpef applicabili, consenta di raggiungere uno degli obiettivi del proprio programma: la flat tax, ossia un sistema fiscale basato su un’aliquota fissa, uguale per tutti. 

Si è parlato di ridurre gli attuali quattro scaglioni a tre, cercando in tal modo di ridurre il carico fiscale, specie per i redditi medi. Inoltre, si prevedono interventi anche in materia di detrazioni e deduzioni. 

Interventi che, tuttavia, non saranno molto probabilmente, applicati prima del prossimo anno, se non addirittura nel 2024 o 2025. In questo articolo, però, vogliamo illustrare quella che è la bozza sul tavolo di lavoro del Governo e cosa essa prevede. In particolare, vedremo quali saranno gli eventuali effetti in busta paga se la Riforma Fiscale 2023 dovesse essere approvata così come presentata.

Nuove Aliquote Irpef 2023: I capisaldi della Riforma Fiscale

Non c’è dubbio che uno dei punti salienti della Riforma Fiscale è quello relativo alla riforma delle aliquote Irpef. Quest’ultima, qualora approvata come attualmente presentata, consentirebbe, nelle intenzioni del legislatore, di:

  • semplificare il sistema tributario
  • ridurre la pressione fiscale
  • semplificare la struttura delle tasse sui redditi
  • concentrare i benefici sui redditi medi
  • ridurre il carico sul cuneo fiscale

Obiettivi che si dovrebbero raggiungere apportando una serie di interventi strutturali che prevedono:

  • nuove aliquote Irpef
  • No Tax Area per tutti
  • Aliquote IRPEF che cresce via via che aumenta il reddito
  • nuove deduzioni e detrazioni

Nuove Aliquote Irpef: ecco i nuovi scaglioni

Come accennato, il disegno di legge in corso di esame alle Camere, prevede una riduzione degli scaglioni Irpef dagli attuali 4 a 3. L’obiettivo è quello di garantire in questo modo una minore pressione fiscale mediante una revisione del sistema di imposizione sui redditi.

delle persone fisiche. Un passaggio che dovrebbe realizzarsi mediante l’accorpamento del secondo e terzo scaglione. Per comprendere meglio, vediamo qual è l’impianto attuale e come dovrebbe cambiare. 

Al momento, quindi, le quattro aliquote Irpef sono così ripartite:

  • Scaglione 23%: da Zero a 15.000 €
  • Scaglione 25% sopra i 15.000€ e fino ai 28.000 €
  • Scaglione 35% sopra i 28.000 € e fino ai 50.000 €
  • Scaglione 43% sopra i 50.000 €

Accorpando il secondo e terzo scaglione, le nuove aliquote irpef dovrebbero diventare così:

  • 23% per i redditi fino ai 28.000 €
  • 27% per i redditi sopra i 28.000 € e fino ai 50.000 €
  • 43% per i redditi sopra i 50.000 €

Il condizionale in questo caso è d’obbligo, vuoi perché ancora è in esame, vuoi perché si starebbe valutando anche l’ipotesi di tre aliquote pari a:

  • 23% per i redditi fino ai 28.000 €
  • 35% per i redditi sopra i 28.000 € e fino ai 50.000 €
  • 43% per i redditi sopra i 50.000 €

Tutto questo, come si traduce in busta paga? 

Come cambia la busta paga: esempio pratico

Per capire come cambia la busta paga applicando un sistema a tre aliquote Irpef partiremo da un esempio. 

Supponiamo che un soggetto percepisca uno stipendio lordo annuo pari a 20 mila euro

Conoscendo l’importo lordo e gli scaglioni del reddito ai fini Irpef si può non solo determinare lo stipendio mensile, ma anche sottrarre tutto ciò che si può dedurre ( e questo dipende dalla situazione di ciascuno, figlia a carico,e tc) per ottenere poi finalmente l’imponibile fiscale, e capire in quale nuova aliquota irpef si rientra. 

Bisogna poi tenere a mente che il calcolo è soggetto alla progressione, in base al quale alla prima parte dello stipendio verrà applicata l’aliquota più bassa e alla restante quella successiva.

Ad esempio, con uno stipendio lordo pari a 20 mila euro annui, alla prima parte dello stipendio (fino a 15 mila euro) viene applicata l’aliquota del 23% e alla restante quella del 25%. In pratica, il soggetto dovrà corrispondere un’imposta totale di 4750 euro, risultato  dei 3.450 euro di imposta relativa alla prima parte dello stipendio e dei 1.250 euro d’imposta relativi all’altra.

Se venisse introdotto il sistema a tre aliquote, lo stipendio rientrerebbe appieno nel primo scaglione e quindi si applicherà l’aliquota del 23%.

No Tax Area: come funzionerà ora

L’altro caposaldo della Riforma Fiscale in lavorazione prevede anche l’introduzione di uno strumento che permette di esentare dal pagamento delle tasse lavoratori dipendenti e pensionati che percepiscono redditi entro una data soglia. Si tratta della cosiddetta No Tax Area, che consiste nell’applicazione di un’unica fascia di esenzione fiscale a chi percepisce redditi fino a 8.174 euro (stando, al momento, a quanto sappiamo) e che comporta l’esenzione dal pagamento delle imposte da reddito.

In pratica, quello che si vuole realizzare, è una equiparazione graduale tra reddito da lavoro dipendente e quello da pensione, sottoponendo entrambi al medesimo carico fiscale, sulla base del principio di equità orizzontale.

Non si tratta di uno strumento nuovo, tanto che ad oggi già viene applicato, ma a soglie di reddito distinte a seconda delle categorie di contribuenti. Nello specifico, la No Tax Area si applica a chi raggiunge una certa soglia di reddito

  • 8.145 euro se lavoratori dipendenti
  • 8.130 euro se pensionati
  • 4.800 euro se lavoratori autonomi
  • 16.340 euro se si tratta di una famiglia monoreddito (due genitori e due figli)

Si tratta, come accennato, di un provvedimento ancora non confermato. Pertanto, provvederemo ad aggiornare i nostri lettori quando avremo maggiori dettagli a riguardo.

Riforma Fiscale: novità per deduzioni e detrazioni

Al fine di riordinare il sistema tributario, l’esecutivo sta lavorando anche ad una revisione delle detrazioni fiscali, che attualmente sono più di 600 e fissate al 19%  per i redditi superiori ai 120 mila euro, prevedendo una loro riduzione, eccezion fatta per legate alla sanità e all’istruzione, oltre che le deduzioni sugli interessi passivi dei mutui prima casa.  

Alla riduzione si potrebbe accompagnare diverso meccanismo di décalage rispetto a quello attualmente già in vigore.

Attualmente il sistema delle detrazioni funziona così:

  • detrazione del 19% per redditi compresi entro i 120 mila euro; 
  • detrazione minore del 19% e sempre più bassa man mano che il reddito aumenta per i quelli compresi tra i 120 mila e i 240 mila;
  • detrazione azzerata per redditi superiori ai 240 mila euro.

La riforma non solo prevede una riduzione del numero delle detrazioni, ma anche un abbassamento della soglia di reddito, che scende da 120 mila a 60 mila.

Questo è il quadro generale della Riforma Fiscale che, dopo l’approvazione, è ora al vaglio per l’emanazione dei vari decreti di attuazione e, quindi, potrebbe non entrare in vigore prima del 2024, se non addirittura del 2025.

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