Nell’ultimo periodo pare si stia assistendo ad una forte ripresa in ambito lavorativo: le aziende in cerca di personale sono sempre più numerose, alcuni profili professionali stanno emergendo in diversi settori (come quello digitale) e molti individui sono in procinto di richiedere la pensione, favorendo il turnover generazionale.
Del resto, sono gli stessi dati Istat che parlano chiaro: stando, infatti, alle più recenti indagini sul mercato del lavoro in Italia, è emerso un aumento dei tassi di occupazione negli individui con un’età compresa fra i 15 e i 64.
Noi di Posizioni Aperte ci siamo occupati del tema, pubblicando numerosi annunci di aziende che al momento stanno assumendo nuovo personale, che puoi trovare collegandoti alla seguente pagina: Aziende che Assumono. Migliaia di offerte di lavoro interessanti, provenienti da brand famosi di ogni settore.
Dunque, se hai intenzione di inviare la tua candidatura, questo articolo fa proprio al caso tuo, perché ti forniamo preziosi consigli per superare al meglio l’iter di assunzione, rispondendo ad alcuni dubbi che attanagliano le persone: quali sono i difetti da dire ad un colloquio? Quali sono gli errori da evitare?
Come si svolge un colloquio di lavoro
Ryanair, Eurospin, Ferrari, Unipol, Amazon ecc., qualunque sia l’azienda in cui ti interessa entrare a lavorare, il colloquio è uno step che proprio non si può evitare, perché consente ai recruiter di conoscere il candidato che hanno di fronte, chiedere delucidazioni sulle esperienze e presentare al meglio la posizione offerta.
Generalmente si tratta di una fase immediatamente successiva alla prima scrematura delle candidature inviate: i profili che rispondono di più ai requisiti richiesti, vengono contattati per poter effettuare una valutazione verbale.
Tieni presente che in molte aziende il primo contatto potrebbe avvenire attraverso una chiamata vocale, un meeting online, o persino una video registrazione effettuata dal candidato che risponde alle domande dei recruiter.
In ogni caso, il colloquio di lavoro si può svolgere con il Direttore dell’azienda, con i membri delle Risorse Umane o con i Manager e la prima richiesta è quella di presentarsi, fornendo un breve riassunto delle proprie capacità e competenze.
Le domande successive seguiranno questo punto di partenza, per esempio:
- Può parlarci della sua ultima esperienza lavorativa?
- Perché ha deciso di cambiare lavoro?
- Deve dare un preavviso? (A tal proposito, ti invitiamo a leggere il nostro approfondimento: Cessazione del Rapporto di Lavoro)
- Qual è stato il suo percorso di studi?
- Quante lingue parla?
È chiaro che stiamo parlando di situazioni standard, perché la conversazione generalmente prosegue in base alle risposte fornite dal candidato: chi hai di fronte potrebbe voler approfondire determinati aspetti della tua esperienza o preparazione accademica, oppure richiedere di vedere il certificato di eventuali corsi conseguiti.
Difetti da dire ad un colloquio di lavoro
Capita di frequente che durante la conversazione venga richiesto di parlare dei tuoi punti di forza e debolezze, prendendo in contropiede gli stessi candidati che il più delle volte non sanno cosa rispondere, chiedendosi quali siano i difetti da dire ad un colloquio di lavoro.
Prima di tutto, è importante chiarire che esporsi con chiarezza e trasparenza il più delle volte sortisce un effetto positivo da parte di chi hai di fronte, perché sintomo di sincerità, capace di accrescere la fiducia nei tuoi confronti; al contrario, dichiarare la perfezione sul proprio operato potrebbe destare non pochi sospetti e risultare anche arrogante agli occhi degli altri.
Detto ciò, se si parla di pregi è chiaro che dovranno essere strettamente connessi al lavoro per il quale ti stai candidando; per esempio, se si tratta di una mansione che prevede la gestione di un team, dovrai dimostrare di avere grandi doti organizzative, un’attitudine da leader e capacità nel gestire lo stress, nonché situazioni problematiche.
Discorso diverso, invece, per quanto riguarda i difetti da dire, in quanto non devono costituire un intralcio nella valutazione della tua idoneità a ricoprire quel determinato ruolo; pertanto, sarebbe opportuno scegliere quelle debolezze che poco hanno a che fare con il lavoro.
Per esempio, se ti stai candidando per il ruolo di commesso in un negozio di abbigliamento, sarà irrilevante sapere che non sai cucinare oppure sei poco avvezzo alla tecnologia.
È anche vero che il recruiter potrebbe indirizzare la conversazione verso i difetti legati al lavoro che dovresti svolgere, facendo domande più specifiche; in questo caso, è importante mostrarsi consapevoli delle proprie debolezze e spiegare che si stanno già mettendo in atto dei comportamenti volti a migliorare queste parti di sé.
Tornando all’esempio del commesso in un negozio di abbigliamento, avere un carattere permaloso e particolarmente irascibile potrebbe costituire un problema trovandosi a contatto con il pubblico. Avendo questo difetto, dunque, sarebbe opportuno raccontare la propria esperienza su eventuali percorsi che si stanno seguendo per imparare a gestire in modo educato le offese, nonché i progressi che hai raggiunto fino a questo momento.
È importante evidenziare i traguardi raggiunti, facendo un confronto fra ciò che eri prima e come sei diventato ora, pur continuando a lavorare su te stesso per migliorare nel futuro.
Attenzione: evita questi errori!
I colloqui di lavoro rappresentano sempre una grande fonte di stress per il candidato, perché non sa chi si troverà di fronte e molto spesso compete con tanti altri aspiranti per lo stesso ruolo, dovendo convincere di essere la scelta giusta.
Il problema è che a causa dell’ansia, si potrebbero commettere degli errori “fatali”, tali per cui perderesti l’opportunità di carriera, pur avendo tutte le skills e certificazioni richieste.
Di seguito ti forniamo i principali errori da evitare durante un colloquio di lavoro:
1. Arrivare in ritardo all’appuntamento: è sempre meglio presentarsi qualche minuto prima, anche se ciò vorrebbe dire aspettare del tempo in sala d’attesa, facendo accrescere la propria agitazione.
2. Presentarsi con abbigliamento inappropriato. Anche se non specificato, generalmente si richiede un aspetto che sia in linea con la posizione da occupare, come dei vestiti eleganti per una posizione da Dirigente. Attenzione a non usare accessori vistosi, scollature, colori eccentrici, un profumo troppo forte oppure emanare cattivi odori!
3. Non sapere niente sull’azienda. Il recruiter ti chiederà certamente se hai già sentito parlare di loro e di cosa si occupano, ed è chiaro che sarebbe auspicabile conoscere tali informazioni almeno a grandi linee.
4. Sottovalutare il linguaggio del corpo. Durante il colloquio di lavoro anche il nostro corpo comunica delle informazioni al nostro interlocutore, come incrociare le braccia, sbadigliare, mangiarsi le unghie o persino guardare il cellulare che, ti ricordiamo, deve essere spento o silenzioso in quel momento!
5. Non ascoltare chi ti parla. Molto spesso l’agitazione ci spinge a parlare fin troppo, oppure ad interrompere costantemente il recruiter che ci fornisce spiegazioni, dando l’impressione di essere persone poco attente e quindi non idonee al lavoro.
6. Mentire sulle proprie capacità. Non bisogna mai riportare dati non veritieri per cercare di gonfiare il proprio curriculum vitae, ma ogni esperienza, corso e titolo di studio deve essere certificato e dimostrabile. Ti consigliamo, infatti, di portare con te i relativi attestati ed eventuali referenze.
7. Parlare male del precedente datore di lavoro. Per quanto sia stata difficile la tua esperienza lavorativa passata, è importante raccontarla con atteggiamento distaccato e tono neutrale, anche perché non sai se il nuovo Direttore conosce chi gestisce quell’azienda e potrebbe pensare che adotterai lo stesso atteggiamento in futuro.
8. Chiedere dello stipendio. Conoscere a quanto ammonta la retribuzione è un tuo diritto, anche perché il lavoro ci serve proprio per pagare le spese e garantire la nostra indipendenza economica, ma talvolta è meglio rimandare la questione ad un secondo colloquio, per non dare l’impressione che il nostro focus sia incentrato solo sui soldi e poco su tutto ciò che ci sta attorno.