In pochi lo sanno, ma stando ai dati raccolti dalla Rete Sismica Nazionale (RSN), in Italia si registrano circa 16.000 terremoti annuali da tempo, chiaramente suddivisi in diverse zone sismiche, che sono state classificate tenendo conto del grado di rischio.
L’aspetto negativo è che non tutte le costruzioni presenti sul territorio nazionale sono a norma, o comunque non rispondono ai più recenti criteri di sicurezza.
Per questa ragione è nato il Sismabonus 2023, che al momento risulta prorogato al 2025. Scopriamo di cosa si tratta e le percentuali di agevolazione previste.
Sismabonus 2023: di cosa si tratta
Benché l’Italia sia uno Stato che presenta un elevato rischio sismico, soprattutto nella zona Nordest e nella fascia centrale appenninica, numerose costruzioni risultano ancora troppo datate, tali per cui possono rappresentare un rischio per la tua sicurezza in caso di terremoto.
Il Sismabonus è stato introdotto proprio per ovviare a questa situazione, consentendo ai contribuenti di effettuare determinati lavori di ristrutturazione sulla propria casa, ottenendo una detrazione sulla spesa totale sostenuta.
Tieni presente che la percentuale non è univoca, in quanto si basa principalmente sul tipo di abitazione (se unifamiliare oppure un condominio) e sul tipo di agevolazione, in quanto esiste il Sismabonus 2023 ordinario e il Super Sismabonus, con detrazioni che variano dal 50% al 110%.
Grazie alla Legge di Bilancio 2023, le proroghe sono state spostate fino al 31 dicembre 2025, tenendo sempre conto che il tetto massimo detraibile è di 96.000€ e le quote di restituzione sono 5 annuali.
Ricorda che per accedere a tale Bonus, l’edificio deve trovarsi in una zona con rischio sismico di 1, 2 o 3, secondo la suddivisione riportata nella Gazzetta Ufficiale n. 108 dell’11 maggio 2006.
Sismabonus 2023 ordinario: percentuali di detrazione
Prima di comprendere la ripartizione delle percentuali di detrazione, è importante precisare che la normativa di riferimento identifica 8 classi di rischio sismico: A+, A, B, C, D, E, F e G. Quest’ultima rappresenta il rischio più elevato.
Per ciò che concerne le case unifamiliari, puoi ottenere le seguenti detrazioni:
- 50% per qualsiasi lavoro di ristrutturazione semplice, che dunque rientra nel Bonus Ristrutturazioni ordinario;
- 70% se a seguito delle opere hai migliorato la struttura di 1 classe di rischio;
- 80% quando le classi di rischio sismico migliorate sono 2.
Parlando di condomini, invece, devi considerare prima di tutto che il tetto massimo di 96.000€ viene moltiplicato per ciascuna unità immobiliare e le percentuali previste sono le seguenti:
- 75% se si supera 1 classe di rischio sismico;
- 85% se il rischio sismico diminuisce di 2 classi.
Attenzione, perché in questo caso le percentuali potrebbero aumentare, diventando rispettivamente 80% e 85%, qualora si decidesse di unificare i lavori di Ecobonus e Sismabonus all’interno dell’edificio, con un massimale detraibile di 136.000, ripartito in 10 quote annuali.
Un’altra categoria da tenere in considerazione è quella che riguarda gli edifici demoliti e ricostruiti per rispettare gli standard di sicurezza attuali (non di nuova costruzione!), in quanto acquistandoli direttamente presso le imprese costruttrici avresti una percentuale di detrazione che varia dal 75% all’85%, in base a quante classi di rischio sismico sono state diminuite.
Infine, tieni presente che il Sismabonus ordinario resta in vigore fino al 31 dicembre 2024.
Super Sismabonus 2023: proroga al 2025
Il Super Sismabonus si comporta in maniera differente rispetto al Bonus classico di cui abbiamo parlato fino adesso, in quanto è stato assorbito dal precedente Superbonus, creando un nuovo tipo di agevolazione che prevede sia i lavori di riqualificazione energetica, sia quelli che riguardano la riduzione del rischio sismico.
In questo caso le percentuali cambiano drasticamente rispetto alle precedenti, anche se vengono aggiornate ogni anno, fino al 31 dicembre 2025, termine ultimo per richiedere il Super Sismabonus.
In particolare, se fino al 2022 era prevista una detrazione pari al 110%, nel corso del 2023 è scesa al 90%, mentre per i prossimi due anni si prevede un’ulteriore riduzione fino a 70% e 65%.
Sebbene in questo caso sia da rispettare la presenza di interventi trainanti del Superbonus, nonché i requisiti richiesti per gli edifici unifamiliari e condomini, non è previsto l’obbligo del salto delle due classi energetiche.
Non solo, la percentuale di detrazione al 110% continua ad applicarsi su tutti quegli edifici che sono stati danneggiati a causa di un terremoto avvenuto dal 1° gennaio 2009 e per il quale era stato dichiarato uno stato d’emergenza. Il nesso di causalità e i danni subiti devono essere stati accertati nella scheda AeDES, con esito A, D e F.
Attenzione, perché tale agevolazione non può essere cumulata al contributo stanziato per la riparazione e ricostruzione di immobili distrutti da eventi sismici!
Come accedere al Sismabonus 2023
Per poter accedere alla detrazione fiscale è importante che i pagamenti siano effettuati attraverso un bonifico, in quanto devono contenere informazioni tracciabili essenziali per l’Agenzia delle Entrate, quali:
- Dati anagrafici e codice fiscale del beneficiario;
- Ragione Sociale e Partita IVA dell’impresa costruttrice;
- Dati della fattura, compreso il numero e la datazione di emissione;
- Causale che specifica il detrazione a cui fai riferimento, in questo caso Sismabonus, con le normative.
Tieni presente che la detrazione al momento è l’unica opzione disponibile, dal momento che per questo tipo di Bonus è stata eliminata la possibilità di ricevere sconti in fattura oppure cedere il proprio credito dal 16 febbraio 2023.
La quota spettante, qualora rispettassi i requisiti previsti dalla legge, sarà recuperata in sede di dichiarazione dei redditi di ogni anno.
Attenzione ai documenti da conservare!
Concludiamo offrendoti dei consigli utili sulla base delle nostre ricerche in merito ai lavori di edilizia, anche in relazione al Sismabonus 2023, per i quali è prevista la possibilità di un controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate entro i 10 anni successivi la data di termine delle opere.
Per evitare problemi e dimostrare di essere in regola, ecco la documentazione che è indispensabile conservare:
- Visto di conformità, obbligatorio dal 2022 ad esclusione delle opere in edilizia libera e con una spesa inferiore ai 10.000€;
- Notifica preliminare dell’ASL;
- Dichiarazione sostitutiva di atto notorio che attesta i tipi di intervento da effettuare;
- SCIA o Permesso di costruire;
- Bonifici secondo le istruzioni di cui sopra, fatture e ricevute relative gli oneri di urbanizzazione e autorizzazioni;
- Asseverazione della classe di rischio, sia prima che dopo gli interventi.