Torniamo a parlare di Bonus 200 Euro, alla luce delle recenti novità in materia, all’indomani dell’approvazione della Legge di Bilancio 2023.
Di quali novità si tratta? Lo scopriremo nel corso di questo articolo. Per ora, basta sapere che non è previsto il passaggio del bonus da misura ‘una tantum’ a misura strutturale. D’altronde è caratteristica dei Bonus essere strumenti a cui si ricorre per offrire un sostegno economico temporaneo.
Vediamo, però, cosa sta accadendo in riferimento al Bonus 200 euro, tra assegnazioni, ricorsi e, purtroppo, anche restituzioni.
Bonus 200 Euro: chiariamo i dubbi
Sebbene abbiamo già trattato l’argomento, sarà utile fare un breve riassunto su cos’è il Bonus 200 Euro.
Introdotto dal Governo Draghi col Decreto Aiuti (L. n.50/2022), il Bonus consiste in un sostegno economico di contrasto al caro prezzi rivolto ad una serie di soggetti, quali:
- Lavoratori dipendenti pubblici e privati;
- Pensionati titolari di qualsiasi forma previdenziale obbligatoria, di assegno o pensione sociale;
- Disoccupati titolari di Naspi e DIS-COLL;
- Lavoratori domestici assicurati presso la Gestione dei lavoratori domestici dell’INPS;
- Titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
- Lavoratori stagionali;
- Iscritti al Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo;
- lavoratori senza partita iva (con ritenuta)
- Addetti alle vendite a domicilio.
Tutti questi sono i soggetti a cui la legge ha riconosciuto la possibilità di presentare domanda per il Bonus, ma a condizione di essere in possesso di specifici requisiti, diversi per ciascuna categoria, e con reddito inferiore a 35 mila euro.
Per ciascuna di queste categorie, inoltre, sono stati previsti tempi di erogazione differenti e più nello specifico:
- Luglio: per i lavoratori dipendenti, i beneficiari di RDC, i domestici e titolari di uno o più trattamenti pensionistici;
- Ottobre: per i disoccupati titolari di Naspi e DIS-COLL, i beneficiari di disoccupazione agricola e i beneficiari dell’Indennità Covid 2021, e per tutti gli altri soggetti sopra citati.
In base a questo, dovremmo dedurre che il Bonus sia ormai stato già erogato a tutti gli aventi diritto, ma così non è stato.
Bonus 200 Euro: a chi ancora non è stato erogato
Alcune categorie aventi diritto, come accennato, non hanno ricevuto il Bonus nei tempi stabiliti, dando il via ad una serie di solleciti. Solo nel febbraio scorso è arrivata la notizia di un accredito dello stesso alle seguenti categorie:
- lavoratori domestici;
- Titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;
- lavoratori stagionali;
- lavoratori dello spettacolo;
- autonomi con partita iva (professionsiti, imprenditori, ecc)
- incaricati delle vendite a domicilio.
I casi di riesame
Prevista l’erogazione del Bonus anche a favore dei lavoratori autonomi a cui è stata respinta la domanda da parte dell’Inps e che avevano presentato domanda per il Bonus entro la data del 30 novembre scorso. Questi hanno tempo fino al 19 aprile 2023 o fino a 90 giorni dopo la data di comunicazione di rigetto della domanda, se successiva, per presentare un’apposita domanda di riesame, avviando così una procedura di ricorso giudiziario e non già amministrativo.
Bisogna, inoltre, ricordare che per avere diritto al Bonus e poter presentare ricorso è necessario, quale requisito fondamentale, dimostrare di avere un reddito complessivo inferiore a 35.000 euro nel 2021.
Bonus 200 Euro ai collaboratori sportivi
Tra le altre novità in materia, c’è anche la recente comunicazione in merito all’erogazione, automatica, del bonus per i collaboratori sportivi.
Bonus 200 Euro: chi deve restituirlo
Purtroppo, c’è anche chi, pur avendo già percepito il Bonus, si vede costretto a restituirlo. Si tratta, nello specifico, di coloro che non risultano essere in possesso dei requisiti necessari o chi ha ricevuto un doppio pagamento. Questo, ad esempio, è il caso dei dipendenti ai quali il Bonus è stato versato da due datori di lavoro differenti.
Nel primo caso, invece, rientrano i docenti, per i quali sono già state emesse le rate con gli importi da restituire. Questo è successo perché sono venuti meno i requisiti reddituali richiesti, a seguito dell’approvazione dell’accordo in materia di aumento dello stipendio e pagamento degli arretrati.
Una decisione che, ovviamente, ha dato vita a diverse proteste e a numerosi ricorsi.
A rischio, anche i titolari dei trattamenti pensionistici, nei confronti dei quali l’erogazione era stata concessa in via provvisoria in attesa dei dati reddituali definitivi in arrivo dopo la dichiarazione dei redditi.