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Esempio Busta Paga con Malattia

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In questo articolo andremo a mostrarti un esempio di busta paga con malattia, ovvero come si presenta nel momento in cui richiedi dei giorni per stare a casa, al fine di riprenderti da un malanno stagionale oppure da un intervento.

Noi di Posizioni Aperte ci siamo occupati più volte della questione, cercando di dissipare i dubbi più ricorrenti da parte dei contribuenti, attraverso i seguenti approfondimenti:

Nei prossimi paragrafi andremo comunque a fornirti un riepilogo generico, per riuscire a comprendere le voci riportate sul tuo cedolino mensile.

Giorni di malattia: quando si possono chiedere

Nell’arco di tutta una carriera lavorativa, per quanto si è ligi al proprio dovere, può capitare di doversi assentare a causa di una malattia che non ci permette di espletare le nostre mansioni in azienda, un diritto previsto dal Codice Civile, all’art. 2110.

In sostanza, le situazioni previste per cui potresti richiedere un periodo di riposo sono racchiuse in tre grandi categorie:

  • Tutti i malanni nel senso più generico del termine, come influenze stagionali, malattie da batteri o virus, o persino patologie più gravi e invalidanti;
  • Terapie specifiche e vitali, che richiedono di allontanarsi dal lavoro, come dialisi, esami di laboratorio periodici, oppure chemioterapie;
  • Periodo di convalescenza a seguito del ricovero ospedaliero o della ripresa da una delle situazioni di cui sopra.

Come si richiede la malattia? Perché questa sia riconosciuta come tale dalla legge, è importante che come lavoratore tu segua un protocollo ben preciso, che comincia con una visita presso il proprio medico curante, il quale ha il compito di effettuare una diagnosi e stabilire quanti giorni necessita il tuo corpo per il pieno recupero.

Tutte queste informazioni vengono poi trascritte in un certificato medico, inviato telematicamente all’Inps. Nello stesso è presente anche un codice identificativo che dovrai comunicare al tuo datore di lavoro, per far sì che i giorni di assenza vengano conteggiati come malattia.

Si tratta di un passo indispensabile al fine di determinare il pagamento che ti spetta durante quei giorni di assenza, le cui percentuali andremo ad esporti nel prossimo paragrafo.

Busta paga con malattia: chi paga?

Per comprendere appieno le voci riportate sulla busta paga relative al periodo di malattia, è importante dissipare una delle domande più ricorrenti poste dai lavoratori: chi paga i giorni di assenza?

Dunque, stando alle attuali normative, non si può fornire una risposta univoca, in quanto tutto dipende sostanzialmente da quanti giorni ti assenti dal lavoro.

Ne consegue che la retribuzione spettante segue genericamente il seguente schema:

  • 100% della retribuzione media globale giornaliera entro il 3° giorno, pagati dal datore del lavoro;
  • 50% della retribuzione dal 4° al 20° giorno, pagati dall’Inps;
  • 66,66% della retribuzione dal 21° al 180° giorno, pagati dall’Inps.

Analizziamo la situazione più nel dettaglio: nei primi 3 giorni di assenza, è il tuo datore di lavoro che interviene pagandoti lo stipendio base e seguendo il principio secondo cui la stessa indennità ha lo scopo di soddisfare le esigenze di vita del lavoratore momentaneamente impossibilitato ad espletare le sue mansioni.

Abbiamo parlato però di retribuzione media globale perché in questo importo non sono conteggiati eventuali premi produzione, spese viaggio, maggiorazioni o agevolazioni, ma solo quanto previsto dalla paga base per le ore di assenza.

Dal 4° giorno in poi, come puoi vedere, il testimone passa all’Inps, con conseguente drastica riduzione della retribuzione giornaliera; tuttavia, è bene precisare che diversi CCNL prevedono la possibilità di sopperire a tale carenza, aggiungendo una percentuale a quella già percepita da parte dell’ente.

Ecco degli esempi:

  • + 25% della retribuzione pagato dal datore di lavoro dal 4° al 20° giorno di malattia;
  • + 1/3 della retribuzione pagato dal datore di lavoro dal 21° giorno di malattia.
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Esempio busta paga con malattia

Chiariti tutti questi aspetti, come si presenterà la tua busta paga dopo aver richiesto la malattia? Prendiamo come esempio l’immagine di cui sopra, riferita ad un ipotetico sig. Rossi che è rimasto a casa per qualche giorno a causa di un’influenza.

Ti ricordiamo che l’indennità di malattia viene calcolata sulle ore di lavoro “perse” nell’arco di una settimana e non riferendosi ai singoli giorni di calendario. Per esempio, se il sig. Rossi è un operaio con contratto full-time a giornata, si conteranno 8 ore al giorno dal lunedì al venerdì.

A questo punto esaminiamo le singole voci di esempio della busta paga di cui sopra, percepita il mese successivo i giorni di assenza: la voce “Carenza malattia” si riferisce al periodo pagato al 100% dal datore di lavoro.

Ti ricordiamo che il conteggio inizia dal giorno indicato sul certificato medico, che potrebbe essere anche quello successivo a quando ti sei recato a casa a causa di un malanno.

La voce “Malattia Inps 4-20” fa riferimento, invece, al periodo di assenza superato il terzo giorno che, come ti abbiamo spiegato, è retribuito al 50% dall’Inps fino al 20° giorno. Con “Integr. Malattia” il contratto nazionale di competenza indica la compensazione di stipendio prevista per questi giorni.

Attenzione: nel caso dei dipendenti pubblici si calcola l’80% della retribuzione per tutto il periodo di malattia.

Quando non viene pagata la malattia

È importante precisare che l’indennità di malattia non viene erogata sempre e comunque, ma esistono dei limiti ben precisi, primo fra tutti le categorie di lavoratori per i quali non spetta secondo la legge, che sono:

  • Lavoratori autonomi;
  • Collaboratori familiari, come colf e badanti;
  • Chi lavora attraverso collaborazione coordinata oppure offre prestazioni occasionali. 

Di conseguenza, il discorso si applica a tutti coloro che vengono assunti con contratto a tempo determinato, indeterminato, con apprendistato o stage.

Inoltre, non bisogna dimenticare i limiti temporali, che avrai potuto già intuire nei paragrafi precedenti: il diritto a ricevere l’indennità è previsto fino a 180 giorni di assenza dal lavoro (18 mesi per i dipendenti pubblici, con 180 giorni frazionabili nel primo anno), che chiaramente devono essere regolarmente certificati dal medico. Allo stesso tempo, il datore di lavoro è tenuto a conservare il tuo posto in azienda per tutto il tempo.

Superata questa soglia entreresti nel cosiddetto “periodo di aspettativa”: se la malattia lo richiede, potresti continuare a rimanere a casa, ma non riceveresti alcuna retribuzione e lo stesso datore di lavoro potrebbe licenziarti.

Approfondimenti:

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