HomeNews LavoroContratto di LavoroQuanti Giorni di Malattia si possono fare in un Anno

Quanti Giorni di Malattia si possono fare in un Anno

Quanti-Giorni-di-Malattia-si-possono-fare-in-un-Anno

Durante un rapporto di lavoro, può capitare di ammalarsi e per questa ragione si è impossibilitati a recarsi in sede per esercitare la propria professione.

Sono circostanze previste all’interno dei contratti nazionali e per questa ragione esiste una forma di tutela nei tuoi confronti, che ti consente di trascorrere delle giornate a casa, in attesa di ripristinare la tua salute.

Ma poiché si tratta di un sistema gestito da organi statali, esistono anche delle regole ben precise, che determinano, fra le altre cose, quanti giorni di malattia si possono fare in un anno. Queste regole ovviamente riguardano anche coloro che sono in regime di Smart Working o che lavorano in aziende private.

In questo articolo ci addentriamo nel merito della questione, scoprendo i limiti previsti dalla legge ed eventuali conseguenze nel caso si dovessero superare.

Cosa si intende per malattia

In ambito lavorativo per malattia si intende una qualsiasi circostanza di alterazione della salute del dipendente che ne pregiudica lo svolgimento del lavoro; si tratta di una situazione piuttosto frequente che fa riferimento all’art. 2110 del Codice Civile.

Secondo la normativa, hai diritto di assentarti al lavoro per malattia in uno dei seguenti casi:

  • Hai contratto una malattia nel senso più generico del termine, dall’influenza alle patologie più invalidanti;
  • Hai bisogno di sottoporti a delle terapie specifiche che non ti consentono di lavorare;
  • Stai attraversando un periodo di convalescenza.

La figura professionale che deve attestare il tuo stato di salute è chiaramente il medico curante che, a seguito di un’osservazione clinica, attribuisce un numero preciso di giorni durante i quali hai diritto ad assentarti dal lavoro.

Tutto ciò viene trascritto all’interno del certificato di malattia che, al giorno d’oggi, si presenta in forma telematica, inviato direttamente all’INPS che si occupa di gestire tali circostanze insieme al tuo datore di lavoro.

Quest’ultimo potrà scaricare l’attestato di malattia dal portale dell’Istituto grazie al codice che ti viene rilasciato dal medico curante.

Quanto è pagata la malattia

Quando si parla di malattia, secondo il Codice Civile per il lavoratore sono previsti due diritti fondamentali: la conservazione del posto di lavoro e la ricezione di un’indennità che ti consenta di soddisfare le tue esigenze di vita.

A quanto ammonta la paga dipende in larga misura da quanti giorni perdura la tua malattia e il settore in cui svolgi la tua mansione.

Come regola generale, i primi 3 giorni sono di solito a carico dell’azienda, in linea con quanto previsto dal contratto nazionale; superata questa soglia l’indennità sarà a carico dell’INPS.

In particolare, dal 4° al 20° giorno è prevista un’indennità pari al 50% della retribuzione, che sale a 66,6% superato il 21° giorno. 

Fanno eccezione i dipendenti pubblici, per i quali è prevista un’indennità pari all’80% della retribuzione per tutto il periodo; mentre per chi lavora nel settore marittimo e dello spettacolo, bisogna attenersi a diversi fattori, secondo quanto riportato dal proprio contratto di lavoro.

Attenzione, però, perché per alcune categorie di lavoratori non è prevista una retribuzione in caso di assenza per malattia e sono le seguenti:

  • Lavoratori autonomi;
  • Collaboratori familiari, come colf e badanti;
  • Chi lavora attraverso collaborazione coordinata oppure offre prestazioni occasionali. 

Quanti giorni di malattia totali sono previsti in un anno

Chiarito cosa si intende per malattia nel settore lavorativo, è importante precisare che il diritto a ricevere un’indennità non si estende in modo permanente, ma è soggetto a tempistiche ben precise.

Nella maggior parte dei contratti collettivi, l’INPS pone il limite massimo di 180 giorni complessivi in un anno solare, definito periodo di comporto, durante il quale è garantito il posto di lavoro, a meno che non sia l’azienda stessa a cessare la sua attività o non sussistano giuste cause di licenziamento previste dalla legge.

Nel caso di dipendenti pubblici si possono contare fino a 18 mesi di malattia, ma superati i 180 giorni frazionabili del primo anno, viene tramutata in aspettativa: ciò significa che stando al certificato medico potresti continuare a stare a casa, ma senza ricevere alcuna retribuzione.

Se, invece, sei stato assunto con un contratto a tempo determinato, il limite massimo di giorni di malattia per anno solare è stabilito in base ai mesi di lavoro effettuati nel periodo precedente alla richiesta e possono variare da un minimo di 30, ad un massimo di 180.

In questo caso bisogna precisare che, qualora la scadenza del contratto dovesse ricadere durante il periodo di malattia, l’INPS cesserebbe l’erogazione dell’indennità.

Ricorda che esistono comunque delle eccezioni che dipendono dal tipo di contratto nazionale da te firmato; per esempio, chi lavora nel settore marittimo può usufruire dell’indennità fino a 180 giorni, solo se ha contratto una malattia a bordo, certificata dal medico dai 28 ai 180 giorni dopo lo sbarco.

Cosa succede se superi le tempistiche previste dalla legge

Superato il periodo di comporto, decade automaticamente il diritto a ricevere la retribuzione, insieme a quello di mantenimento del posto di lavoro: ciò significa che potresti andare incontro al licenziamento.

Può succedere, però, di essere alle prese con patologie che richiedono periodi di ripresa piuttosto lunghi, per i quali 180 giorni previsti dall’INPS non siano sufficienti (o comunque i limiti dettati dal contratto nazionale).

In questo caso, puoi richiedere il prolungamento della malattia, chiaramente presentando opportuna certificazione medica; darai inizio così al cosiddetto periodo di aspettativa, per il quale non è prevista alcuna retribuzione.

Superato anche questo limite, il datore di lavoro potrebbe licenziarti per superamento del periodo di comporto.

Le visite di controllo nel pubblico e nel privato

Nota bene che durante tutto il periodo di malattia sia l’INPS che il datore di lavoro possono effettuare dei controlli presso il tuo domicilio, per attestare la veridicità delle informazioni fornite, chiamate visite fiscali.

Ciò può avvenire in qualsiasi giorno dell’anno, compresi quelli festivi, e in determinate fasce orarie:

  • Dalle 9.00 alle 13.00, oppure dalle 15.00 alle 18.00 per i dipendenti pubblici;
  • Dalle 10.00 alle 12.00, oppure dalle 17.00 alle 19.00 per i dipendenti di aziende private.

Se all’arrivo dell’incaricato, non dovessi essere presente presso l’indirizzo segnalato, potresti perdere il diritto all’indennità, a meno che tu non fornisca una valida motivazione (per esempio, visita in ospedale o acquisto di farmaci).

Approfondimenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA. Notizia Verificata e aggiornata con regolarità. I Contenuti di questo articolo sono stati selezionati con cura e revisionati dalla Redazione prima di essere pubblicati. Gli approfondimenti segnalati nell'articolo provengono da fonti aperte autorevoli private o istituzionali, come i siti e le news pubblicate online da Enti di Formazione, Aziende, Ministeri, Agenzia delle Entrate, Gazzetta Ufficiale, Inps o Enti locali.

offerte di lavoro

Non devi avere le Skills di un'Astronauta per trovare lavoro: iscriviti alla Newsletter, seguici anche sul Gruppo Facebook Concorsi e su Telegram per ricevere il meglio delle Offerte di lavoro, Concorsi Pubblici, Agevolazioni e Bonus. #SUPER