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Quando si è in malattia, questa viene pagata al 100%?

Torniamo ad occuparci di malattia, dopo aver affrontato l’argomento in diversi articoli, tra cui:

Qui ci occuperemo, invece, di una questione che interessa molti, ossia se durante il periodo di malattia, l’indennità pagata dall’Inps è pari alla retribuzione mensile percepita e dunque se la malattia viene pagata per intero.

Periodo e Indennità di Malattia

Prima di vedere in quale percentuale viene indennizzata la malattia, è bene spendere qualche parola sulla regolamentazione della stessa.

Come abbiamo avuto modo di chiarire negli articoli sopra consigliati, la malattia è quel periodo durante il quale, a causa di un infortunio, gravidanza e malattia, per l’appunto, un lavoratore dipendente non è nelle facoltà psico-fisiche per prestare la propria attività lavorativa

Ai fini del rispetto del principio sancito all’art.32 della Costituzione, lo Stato tutela il lavoratore impossibilitato a prestare la propria attività lavorativa, garantendogli da un lato un’indennità che compensi la perdita di retribuzione per i mancati giorni di lavoro e dall’altro tutelandolo mediante il divieto di licenziamento da parte del datore di lavoro.

Dunque, la malattia viene pagata, ma da chi e in che modo?

Indennità di Malattia: chi paga?

Già nell’articolo Quanto Viene Pagata la Malattia i Primi 3 Giorni, abbiamo già spiegato il meccanismo che regola i pagamenti dell’indennità di malattia, costituito da un’alternanza tra datore di lavoro e Inps.

Sebbene sia di fatto il primo a pagare la malattia, rivalendosi poi del credito sull’ente previdenziale, di regola il datore di lavoro è tenuto a pagare solo i primi 3 giorni di malattia, e l’Inps i restanti giorni. Ricordiamo che questa può essere richiesta fino ad un massimo di 180 giorni. Se al termine di questi il lavoratore ancora si trova in uno stato tale da non consentirgli di tornare a lavoro, non solo il datore ha la facoltà di licenziarlo, ma non riceve più alcuna indennità. 

A Quanto Ammonta l’Indennità?

Circa l’importo effettivo dell’indennità, questa è regolata dai singoli CCNL. Noi possiamo, però, indicarti le misure percentuali in cui viene erogata, sia dal datore di lavoro che dall’Inps.

Come accennato, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere l’indennità di malattia per i primi 3 giorni, nella misura del 100% della retribuzione media globale giornaliera.

L’Inps, invece, corrisponde il pagamento dal 4° giorno e fino al 180°, ma in misura diversa:

  • dal 4° al 20° giorno corrisponde un importo pari al 50% della retribuzione;
  • dal 21° giorno al 180° corrisponde un’indennità pari al 66,66%.

Stando a queste percentuali, sembrerebbe quindi che la malattia non viene pagata al lavoratore al 100%.

Tuttavia, alcuni CCNL possono prevedere la possibilità che il datore di lavoro contribuisca insieme all’Inps al pagamento della malattia, in una percentuale tale da consentire in alcuni casi di raggiungere una indennità pari alla retribuzione percepita (come avviene nel Contratto Commercio e Terziario)

In questi casi è previsto che alle percentuali erogate dall’Inps si aggiunga:

  • un ulteriore 25% pagato dal datore di lavoro nel periodo compreso tra il 4° e il 20° giorno;
  • ⅓ della retribuzione che si aggiunge al 66,66% versato dall’Istituto a partire dal 21° giorno.

è evidente, quindi, che solo laddove lo preveda il CCNL di categoria è possibile raggiungere un’indennità pari alla retribuzione al 100%

Ricordiamo, infatti, che quella dei primi 3 giorni pagata al 100% dal datore di lavoro è l’importo giornaliero percepito e non mensile. 

Lavoratore in Malattia: cosa deve fare?

Da parte sua, il lavoratore in malattia è tenuto all’osservanza di alcuni obblighi.

Egli, infatti, è tenuto a dare comunicazione al datore di lavoro della malattia, certificata da un medico convenzionato o autorizzato dal Servizio Sanitario Nazionale che deve rilasciare un certificato col numero di protocollo da trasmettere poi all’Inps.

Il lavoratore è tenuto, poi, a comunicare il proprio domicilio o residenza per consentire ai medici inviati dall’Inps di effettuare visite fiscali di controllo per la verifica dell’effettiva incapacità lavorativa del malato.

Anche il datore di lavoro può, a sue spese, mandare controlli medici. 

In caso di cambiamenti nelle condizioni di salute, sia migliorative che peggiorative, il malato deve comunicare tempestivamente la notizia all’Inps. 

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