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Lasciare prima il lavoro è possibile per legge, grazie alla pensione anticipata; ma cosa comporta e quanto si perde?

È chiaro che lasciare il lavoro prima che siano maturati i requisiti necessari per accedere alla pensione ordinaria o di vecchiaia (67 anni di età + 20 di contributi) comporti delle conseguenze. La più evidente è il percepimento di un assegno pensionistico di importo inferiore rispetto a quello a cui si ha diritto con la pensione ordinaria. Oltre a questo, però, sono previste ulteriori penalizzazioni?

Pensione Anticipata e Legge Fornero

Se da un lato l’Ordinamento riconosce e disciplina la pensione anticipata, dall’altro prevede sistemi e misure atti a disincentivare il ricorso a questo strumento.

Non si tratta di una questione politica, ma economica, da collegarsi alla complessa situazione demografica del nostro Paese, per cui al costante innalzamento dell’aspettativa di vita corrisponde un drastico calo della natalità.

Dal momento che la materia pensionistica è di competenza dello Stato, che la gestisce attraverso l’Inps, un aumento smisurato delle richieste porterebbe ad un collasso del sistema. Una situazione, tra l’altro, già verificatasi e che ha costretto l’allora Governo Monti ad intervenire, portando nel 2011 alla promulgazione della Legge Fornero e all’introduzione del sistema contributivo in sostituzione di quello retributivo.

Tipologie di Pensione Anticipata

Dopo questa premessa, parliamo più nel dettaglio di questa misura. Quando si parla di pensione anticipata sarebbe corretto utilizzare il plurale. Non ne esiste, infatti, un’unica tipologia, ma diverse. Ne abbiamo già parlato in maniera sommaria nel nostro articolo Pensione Anticipata: come riuscire ad ottenerla e trattato alcune di queste in articoli specifici.

Anche qui, pertanto, ci limiteremo solo a ricordare quali sono le varie tipologie di pensione anticipata alle quali si può accedere nel 2023 e i requisiti necessari:

  • Pensione Anticipata Ordinaria: almeno 62 anni di età e  41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne; 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini.
  • Pensione Anticipata per i lavoratori precoci: non è richiesto un limite anagrafico, ma è necessario aver versato almeno almeno 41 anni di contributi (di cui almeno 1 prima dei 19 anni); essere in stato di disoccupazione.
  • Pensione Anticipata Quota 103: 62 anni di età e 41 di contributi e un importo lordo mensile massimo non superiore a 2.818,70 euro.
  • Opzione Donna: valida solo per caregiver che prestano assistenza a parenti disabili da almeno 6 mesi, donne con invalidità certificata uguale o superiore al 74% e lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, con almeno 35 anni di contributi versati e 60 anni di età (ridotti a 59 o 58 in caso si abbiano avuti dei figli).
  • Ape Sociale, ossia il  sostegno economico di accompagnamento erogato mensilmente in attesa dell’età minima per poter accedere alla pensione e destinata a lavoratori di mansioni usuranti, invalidi civili con percentuale al 74% o superiore, disoccupati non percettori di NASpI. I requisiti richiesti, in questo caso, sono il raggiungimento dei 63 anni di età e la maturazione di 30 anni di contributi.

Pensione Anticipata e Penalizzazioni

Come abbiamo avuto modo di chiarire, la pensione anticipata non è una soluzione molto apprezzata politicamente. Per scoraggiare i lavoratori dal ricorso a questo strumento vengono sovente utilizzati diversi espedienti, tra cui l’applicazione di penalizzazioni che incidono sull’importo (già ridotto) e l’innalzamento dei requisiti necessari per accedervi.

D’altronde, questa tipologia pensionistica è stata introdotta al fine di evitare che il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo creasse problemi a molti lavoratori. La Legge Fornero, però, prevedeva inizialmente l’applicazione di ulteriori riduzioni per tutti coloro che hanno versato contributi prima del 1995, ossia a coloro la cui quota è calcolata col sistema retributivo. Il taglio, in questo caso è pari:

  • all’1% per ogni anno di anticipo rispetto all’età di 62 anni;
  • al 2% per ogni anno ulteriore di anticipo.

Modifiche al Sistema di Disincentivazione

Ben presto, però, ci si rese conto che questo sistema penalizzava alcune categorie. Così si è deciso di intervenire in materia, stabilendo che il taglio non si applicasse sulle pensioni anticipate  con decorrenza a partire dal 1 gennaio 2015 e solo per chi ha maturato il requisito contributivo entro il 31 dicembre 2017.

Quanto si Perde Oggi con la Pensione Anticipata?

Qual’è la situazione, quindi, ad oggi rispetto al tema dei disincentivi?  Con la Legge di Stabilità del 2016, si è deciso di cancellare la norma che prevedeva le penalizzazioni, a partire dal 1 gennaio 2016, anche per quei lavoratori andati in pensione prima del 2015.

Oggi, quindi, nessun disincentivo viene applicato, salvo sulle pensioni percepite da lavoratori usciti anticipatamente dal lavoro prima del compimento dei 62 anni (ad esclusione delle lavoratrici che vanno in pensione con Opzione Donna) e che hanno maturato i requisiti contributivi dal 1 gennaio 2018.

Come  si Calcola l’Importo della Pensione Anticipata

Come si può intuire, un ruolo importante nella determinazione dell’importo della pensione anticipata è giocato dal requisito contributivo. Eppure, anche l’età anagrafica ricopre un peso non indifferente, specie perché a questo è legato il variare del coefficiente di trasformazione usato per il calcolo della pensione.

Sappiamo, infatti, che per il calcolo della pensione con il sistema contributivo, la formula utilizzata è: somma di tutti i contributi versati X il coefficiente di trasformazione.

Quest’ultimo è fissato dalla legge (nel 2023, ad esempio, a chi decide di andare in pensione a 65 anni viene applicato un coefficiente di trasformazione pari a 5,352%, mentre per chi va in pensione a 60 anni, il coefficiente è pari a 4,60%) e la sua incidenza sull’importo finale non è del tutto irrilevante. 

Diverso è il caso del calcolo della pensione mediante sistema misto, dove, invece,  la retribuzione annua pensionabile spettante alla data di cessazione viene moltiplicata per un’aliquota corrispondente all’anzianità di servizio maturata entro il 31 dicembre 1992 e pari al 2,33 % per i primi 15 anni e all’1,80% per quelli a seguire.

https://www.youtube.com/watch?v=4Fq1GIFMYGw

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