L’annuncio della proroga di Opzione Donna anche per il 2023 da parte del Governo è stato accompagnato dalla comunicazione di interventi sul testo volti a migliorare in modo significativo questo strumento previdenziale nell’ottica della Riforma delle Pensioni. Interventi che in questi giorni stanno suscitando un acceso dibattito e che hanno costretto l’esecutivo ad eliminare o rimodulare alcune iniziative.
Iniziamo subito col dire che a passare sotto la lente di ingrandimento del Governo non è solo Opzione Donna, ma in generale l’intero sistema pensionistico. L’esecutivo, infatti, mira ad una riforma organica volta al superamento della Legge Fornero e che sarà al centro del confronto con i sindacati in programma il 19 gennaio 2023.
In questo approfondimento ci concentreremo, però, su Opzione donna e sulle ultimissime notizie a riguardo. Leggi anche la nuova guida che abbiamo scritto: Opzione Donna 2024.
Opzione Donna: dal testo originario alle ultime modifiche
Anche se ne abbiamo parlato già in diversi articoli recuperabili sul nostro sito, riteniamo necessario procedere con un breve riassunto su cos’è Opzione Donna.
Vediamo, quindi, quale è il testo approdato al tavolo di lavoro del Governo e su cui questo è intervenuto, al fine di avere un quadro completo utile a spiegare e capire i motivi delle critiche mosse alle ultime modifiche.
Quello di Opzione Donna è stato un iter travagliato, sin dalla sua istituzione nel 2004, quando l’allora Ministro Roberto Maroni introdusse con la Legge 243/04 uno strumento volto a consentire alle lavoratrici con 57 anni di età (58 per quelle autonome) e 35 anni di contributi e 3 mesi (parametro riferito all’aspettativa di vita) la possibilità di fare richiesta per il pensionamento anticipato. La misura era stata pensata in via sperimentale per un arco di tempo circoscritto (dal 2008 al 2015), ma già nel 2011 è stata oggetto di profonde modifiche.
La Riforma Fornero infatti ha introdotto due importanti cambiamenti, quali:
- la prorogabilità annuale di Opzione Donna;
- il passaggio al sistema contributivo per il calcolo dell’assegno previdenziale.
Nel 2019, infine, è stato eliminato il requisito legato all’aspettativa di vita e innalzato il limite di età richiesto per presentare domanda rispettivamente a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome, mentre resta invariato a 35 il numero di anni contributivi richiesti.
Gli interventi annunciati in Opzione Donna
Durante una prima conferenza stampa il Presidente del Consiglio ha presentato alcune proposte volte a modificare alcuni parametri riguardanti Opzione Donna. Le misure principali, ovviamente, mettono al centro i cambiamenti introdotti dalla Riforma Fornero, per superare i quali il Governo starebbe valutando l’ipotesi di cancellare la prorogabilità annuale in favore della strutturalità di questo modello di prepensionamento e, più in generale, procedere ad una riformulazione del sistema di rivalutazione delle pensioni.
Requisiti Opzione Donna
Se queste, al momento, sono ancora solo ipotesi, più certa sembra essere l’intenzione di innalzare ulteriormente il limite di età (mentre resta invariato il requisito dei 35 anni di contribuzione) richiesto per accedere al prepensionamento a 60 anni per tutte le categorie coinvolte.
A proposito di categorie, uno degli aspetti più incidenti dei nuovi interventi riguarda proprio l’intenzione di limitare la platea di beneficiarie di Opzione Donna. Se fino ad oggi, infatti, la possibilità di fare domanda per questa tipologia di prepensionamento è riconosciuto a tutte le lavoratrici autonome e dipendenti, sia del settore pubblico che di quello privato, in possesso dei requisiti sopracitati, il nuovo testo potrebbe ridurre le aventi diritto a tre sole categorie:
- caregiver di familiari di primo e anche di secondo grado conviventi con handicap gravi;
- lavoratrici invalide civili con una percentuale di invalidità riconosciuta superiore o uguale al 74%;
- Lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende per le quali è attivo un tavolo di crisi aziendale.
Restano invece escluse le lavoratrici che hanno già maturato i requisiti per l’ottenimento della pensione di vecchiaia o anzianità secondo i criteri della normativa vigente; le lavoratrici iscritte alla gestione separata Inps; le lavoratrici destinatarie di misure a favore degli esodati e quelle che hanno optato per il sistema contributivo.
Pagamento della pensione
Un altro intervento significativo potrebbe riguardare l’importo della pensione. Chiarito che la domanda per il prepensionamento può essere presentata solo una volta raggiunti i 60 anni di età e 35 di contribuzione (per il calcolo dei quali è possibile cumulare i contributi versati a qualsiasi titolo al netto di periodi di malattia o disoccupazione), quello che bisogna sapere è che si sta valutando l’ipotesi di decurtare ulteriormente l’importo della pensione. Attualmente si parla di un taglio ulteriore del 20-30%, con pagamento della prima rata trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti ( che arrivano a 18 per le lavoratrici autonome, dopo la finestra mobile).
Opzione Donna e Variabile Figli
Uno dei nodi più controversi tra le proposte avanzate dal Governo riguardava l’introduzione tra i requisiti di un criterio, denominato “variabile figli”. Usiamo l’imperfetto dal momento che l’esecutivo alla fine sembra aver ceduto alle richieste avanzate da più parti della sua cancellazione. Di cosa si tratta? La variabile figli prevede la possibilità di anticipare di un anno l’uscita dal lavoro sulla base del numero dei figli fino ad un massimo di due. Stando a questo criterio, quindi, l’uscita anticipata dal lavoro poteva essere richiesta se la lavoratrice avesse avuto:
- 58 anni di età, almeno due figli e 35 anni di contributi;
- 59 anni di età, un figlio e 35 anni di contributi;
- 60 anni di età, senza figli e 35 anni di contributi.
Una proposta che è stata giudicata incostituzionale, perché in violazione del principio di uguaglianza.
Opzione Donna: cosa aspettarsi in futuro
Quello finora qui esposto è quanto emerso nelle ultime dichiarazioni. Primi interventi che hanno trovato molti pareri discordanti, anche fuori dalla politica. Bankitalia, ad esempio, ha bocciato da subito la variabile figli, ritenendo che una simile misura rappresenti un disincentivo alla partecipazione delle donne al lavoro e che scopo di Opzione donna è quello di favorire un alleggerimento dagli impegni lavorativi e domestici che ricadono sulle donne.
I partiti di opposizione anche sono in disaccordo su molte misure e richiedono che Opzione donna venga riconfermata così com’è. Probabilmente è questa la posizione, secondo i più, determinata a prevalere, apportando i giusti miglioramenti in termini di incremento dell’importo pensionistico.
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