Smettere di Lavorare e Pagare Contributi Volontari

A chi non piacerebbe l’idea di smettere di lavorare e comunque assicurarsi una pensione dignitosa raggiungendo i requisiti di assicurazione e contribuzione in modo del tutto volontario? La risposta è abbastanza scontata, ma quello che forse alcuni non sanno è che esiste questa possibilità, ossia quella di versare all’INPS contributi volontari.

Cosa sono e a chi è rivolto? Quali requisiti occorrono? 

Contributi Volontari Inps: cosa sono?

Come si saprà, i contributi previdenziali consistono in versamenti obbligatori a favore di un ente preposto alla loro riscossione utili al raggiungimento del diritto alla pensione.

Questi, per lo più, vengono versati nel corso della carriera lavorativa sotto forma di imposta o tassazione, ma esiste anche la possibilità che il lavoratore, autonomo, dipendente o parasubordinato, ma anche chi svolge un lavoro domestico, provveda volontariamente al versamento dei contributi. Questo può avvenire per due scopi:

  • quando si interrompe o cessa l’attività lavorativa
  • quando si vuole incrementare l’importo del trattamento pensionistico

Nel primo caso rientrano tutti quei lavoratori che, ad esempio, hanno perso il lavoro e manca loro poco, sotto il profilo contributivo, a raggiungere il numero di anni di contribuzione idonei per ottenere la pensione. Se, per ipotesi, manca un solo anno, il lavoratore in questione, potrebbe pagare volontariamente i propri contributi che l’INPS conteggerà unitamente agli altri maturati attraverso l’esperienza lavorativa. 

Nella seconda ipotesi, invece, rientrano tutte quelle categorie che vogliono integrare la quota contributiva al fine di ottenere un importo pensionistico maggiore. E’ il caso dei lavoratori part-time o delle casalinghe.

Rientrano in questa categoria anche i lavoratori in aspettativa i quali, in questo periodo, non ricevono contribuzione e stipendio. Nel periodo di aspettativa o di congedi o di sospensione di lavoro, ad esempio, per svolgere il servizio militare, il lavoratore può versare di sua volontà i contributi per integrare il periodo di assenza.

Si noterà che tutti questi casi fanno riferimento a periodi di lavoro in corso e non tengono in considerazione rapporti di lavoro di anni precedenti. Ciò dipende dal fatto che in questo caso non si tiene conto dei rapporti di lavoro passati per i quali non sono stati versati contributi; detto in altre parole, non si possono versare contributi per coprire gli anni in cui il lavoro si è svolto senza versare contributi. Questo significa che la contribuzione volontaria non ha effetti retroattivi. L’unica azione che il lavoratore può intraprendere è quella di riscatto dei contributi.

Rilascio Autorizzazione ai Versamenti volontari

Ai fini del rilascio dell’autorizzazione, requisiti fondamentali sono, come si è visto, la cessazione o interruzione del rapporto di lavoro, nonché alla volontà di versare i contributi con finalità integrative.

Tuttavia, questi non rappresentano gli unici requisiti. Il lavoratore deve, infatti, dimostrare di aver maturato almeno 5 anni di contributi, indipendentemente dal tempo in cui sono stati maturati. Altresì è ammesso che il lavoratore dimostri di essere in possesso di almeno 3 anni di contribuzione, purché maturati nell’arco dei 5 anni precedenti la data di presentazione della domanda.

Qualora nel periodo temporale considerato si registrino contributi non versati, in questo caso il lavoratore deve procedere secondo le modalità indicate nel paragrafo precedente, ossia col riscatto dei contributi, oppure mediante trasferimento e ricongiunzione dei contributi.

Una caratteristica dell’autorizzazione consiste nel fatto che essa non decade mai, neppure qualora si interrompesse il pagamento dei contributi volontari, che si può sempre riprendere senza bisogno di presentare un’ulteriore domanda.

Nell’ipotesi in cui il lavoratore che aveva perduto il lavoro inizi una nuova attività lavorativa non impedisce a questi di continuare a versare contributi volontari, anzi è possibile, entro 180 giorni dalla data di cessazione di quest’ultima, richiedere un riconteggio dei contributi in linea con l’ultima retribuzione percepita con il nuovo lavoro.

Costo, calcolo e versamento dei Contributi Volontari

Versare di propria tasca i contributi implica di necessità un costo. Anche se volontari, in fin dei conti i contributi versati dal lavoratore non differiscono in nulla da quelli versati dal datore di lavoro, specie per l’INPS a cui non importa chi sia a pagarli. 

A fronte di tutto ciò, la domanda legittima da porsi è: quando è conveniente ricorrere a questa misura?

La risposta a questa domanda può arrivare solo da un calcolo dei contributi che eventualmente si andrebbero a pagare mensilmente. Solo così ci si potrà rendere conto quando conviene e quando non lo è.

Per calcolare l’importo del contributo volontario si ricorre ad una semplice operazione, in cui si prende come riferimento l’importo della retribuzione media riferita alle ultime 52 settimane di contribuzione obbligatoria (per i lavoratori autonomi invece si tiene in considerazione la media dei redditi d’impresa denunciati ai fini IRPEF nei 36 mesi precedenti la domanda) e si moltiplica per l’aliquota vigente (al 33% nel 2022 per i lavoratori dipendenti, al 24% per gli artigiani e al 24,48% per i commercianti ). Se la somma risultante è superiore a 48.279€ si dovrà aggiungere un’ulteriore aliquota dell’1% . 

Supponendo che l’imponibile INPS annuo sia pari a 28.000€, si procederà così:

28.000/12 x 33%=770,00€ che è l’importo del contributo volontario da versare. 

A questo punto la risposta alla domanda posta all’inizio del paragrafo appare alquanto ovvia: conviene versare contributi volontari quando ne mancano pochi al raggiungimento dei requisiti necessari per avere diritto alla pensione. Non conviene, di contro, quando si hanno davanti ancora anni di contributi da versare, fermo considerando che si stanno sempre prendendo in considerazione categorie di lavoro che non hanno occupazione o la cui retribuzione non permette di sostenere a lungo un investimento simile.

Per quanto riguarda il versamento dei contributi, invece, è possibile farlo:

  • tramite il servizio ‘’Pagamento online PagoPa’’, pagando con carta di credito/debito o attraverso altri metodi di pagamento proposti da PagoPa;
  • tramite avviso di pagamento, ossia attraverso il pagamento dei contributi presso tutti i Prestatori di Servizi di Pagamento aderenti a PagoPA. 

Come fare domanda

Inoltrare la domanda all’Inps per richiedere l’autorizzazione al versamento dei contributi volontari è semplice: lo si può fare sul sito dell’Istituto all’apposito servizio ricercato con lo Spid. In alternativa, per chi ha poca dimestichezza, si può fare domanda attraverso i patronati o gli enti intermediari dell’Istituto, oppure contattando il Contact Center al numero verde 803 163, da telefono fisso e al numero 06 164 164 da telefono mobile. 

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