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Il Crowd Work (o Crowdworking)sta cambiando la gestione del lavoro e delle aziende, anche in Italia. L’economia digitale e il lavoro si evolvono giorno dopo giorno, ccreando nicchie di mercato, segmenti inesplorati o nuovi modi di fare business.

Specialmente i professionisti devono reinventarsi ogni giorno ed offrire ai clienti sempre nuovi stimoli e nuove professionalità, e il crowd work insieme allo Smart Working e al lavoro da Remoto sono termini che saranno sempre più importanti per le imprese.

Crowd Work: il lavoro all’asta

Da questo mix sta prendendo forma una nuova tipologia di offerta di lavoro: il Crowd Work appunto, che negli Usa sta avendo un grande riscontro tanto che si prevede che nei prossimi anni l’11% dei lavoratori americani guadagnerà attraverso il Crowd Work. Ma che cos’è il Crowd Work, e come funziona?

Che cos’è il Crowd Work

Detto in maniera semplice, il Crowd Work è una piattaforma digitale (quindi un sito web e un app) dove migliaia di lavoratori e professionisti con skills diverse tra di loro possono svolgere dei lavori per conto dei clienti che pubblicano un’offerta di lavoro.

Il cliente si registra al sito e pubblica la sua richiesta, mentre tutti i professionisti interessati che sono registrati al sito possono partecipare all’asta per accaparrarsi il lavoro. Importante è anche come compiliamo il nostro profilo utente, che di fatto è il curriculum digitale con il quale ci presentiamo.

Come funziona il Crowd Work

Volete un esempio pratico? Se devi fare una ristrutturazione a casa e ti serve un architetto con il sito Gopillar puoi fare un contest online (un’asta di lavoro vera e propria) e scegliere la proposta che più ti piace tra tutte quelle che ti arriveranno, tutto completamente in italiano.

I prezzi variano in base a dei pacchetti standard: si parte da una base che comprende il progetto con la nuova planimetria e la descrizione del progetto dei lavori. A questa base si possono aggiungere una serie di servizi premium in più tra cui la painta soffitto / controsoffitti, demolizioni e ricostruzioni, pianta dell’impianto elettrico e dell’illuminazione, impianto idrico e sanitario, impianto di condizionamento e progetto in 3d.

E se avete un giardino si può fare un contest anche per quello, e comprende la piantina del giardino e la sua progettazione, illuminazione e irrigazione.

Se invece avete bisogno di un progetto grafico (logo, sito web, ecommerce) con il sito BestCreativity puoi organizzare un’asta stabilendo tu il prezzo finale che pagherai.

Anche ProntoPro funziona in maniera simile: in base alle esigenze il cliente sceglie un professionista e lo paga per le ore che effettivamente servono: un giardiniere per potare, un’animatrice per una festa, un idraulico o un elettricista, etc.

Anche tutti quei siti che organizzano Contest creativi come Zooppa e Desall possono essere indicati come piattaforme online per il Crowdworking italiano.

Quanto si guadagna con il Crowd Work?

Ecco la nota dolente: il Crowd Work ci mette in contatto con freelance specializzati che realizzeranno il lavoro che chiediamo tramite un’asta al ribasso. I servizi simili in lingua inglese sono praticamente invasi da indiani e filippini che in team riescono ad aggiudicarsi le aste grazie al pagamento in dollari e al basso costo della vita nel loro paese.

A fronte di questo quello che il cliente riceve è un prodotto di basso costo, perchè ovviamente si è speso poco perciò i freelance per velocizzare e ottimizzare i costi utilizzano dei template già pronti che modificano per l’occasione con la conseguenza che la qualità è molto bassa.

Negli Usa i lavoratori che vivono di Crowd Work sono per lo più donne che lavorano da casa, di età giovane ma non giovanissima – quindi sembra proprio un arrotondamento, un cosiddetto secondo lavoro da fare nei tempi morti che consenta un piccolo budget annuale in più: viene calcolata una media di 2 dollari l’ora di guadagno negli Stati Uniti, quindi molto al di sotto della soglia limite di 6-7 dollari l’ora che viene generalmente pagata ai lavoratori a tempo.

Crowd Work Italia

E in Italia? Anche in Italia i guadagni sono e saranno bassi per chi lavora con questa formula, anche se al momento è difficile fare una stima. Sicuramente saranno pochi euro l’ora perchè alla base c’è un cliente che vuole spendere poco e in mezzo un intermediario a cui dare una percentuale quindi il guadagno finale sarà sicuramente più basso rispetto ad un lavoro fatto con un contatto diretto.

Per il Crowd Work ci vedo bene un giovane volenteroso di lavorare e pratico della tecnologia che può dedicare tempo alle aste perchè per vincerle c’è bisogno di stare sul pezzo come si dice: bisogna partecipare a più preventivi – aste possibili ed essere propositivi e molto convenienti per il cliente.

In genere chi si propone come professionista nel Crowd Work è un Freelance oppure un lavoratore autonomo a partita iva oppure una persona che temporaneamente (o definitivamente) fuori dal mondo lavorativo per disoccupazione o altro e quindi stiamo parlando di lavoratori in remoto con molto tempo a disposizione.

Quali tutele per i lavoratori Crowd Working?

Da parte dello stato il lavoratore autonomo generalmente non ha alcuna tutela e anche in questo caso non cambia molto: occorre rivolgersi ad una pensione integrativa privata se si vuole pensare al futuro.

Dal punto di vista giuridico infatti lo stato non riconosce i lavoratori delle piattaforme digitali, i freelance o crowdworkers come vogliamo chiamarli: maternità, malattia e pensione sono un bel grattacapo per tutti i lavoratori autonomi. L’unica tutela sembra venire da una cooperativa belga da un paio d’anni in Italia: la SMart (Società Mutualistica per Artisti) che conta circa 120.000 iscritti in Europa e si propone di tutelare e far riconoscere a livello giuridico in Europa queste nuove forme di lavoro.

La cosa interessante è che attraverso l’iscrizione a SMart il lavoratore crowd work non apre la partita iva ma fattura attraverso la cooperativa che genera dei contratti temporanei (ad intermittenza) oppure delle collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.). SMart è nata come società mutualistica per gli artisti ma chiaramente l’ambito dove opera si è presto ampliato a tutti quei settori e quei lavori che sono nati con l’economia digitale.

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