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Non ho mai fatto la Dichiarazione dei Redditi

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Non ho mai presentato la Dichiarazione dei Redditi, cosa succede? Se ti riconosci in questo caso specifico, probabilmente ti starai chiedendo se sia possibile andare incontro ad eventuali sanzioni oppure se ci sia la possibilità di rimediare.

Prima di tutto, bisogna chiarire che la Dichiarazione dei Redditi è un’attestazione che tutti i contribuenti devono presentare ogni anno all’Agenzia delle Entrate, per specificare a quanto ammontano le entrate percepite nel corso dell’anno fiscale precedente.

Tale documento è indispensabile per l’ente al fine di verificare se sei in debito di eventuali imposte da pagare, oppure hai diritto ad ottenere un rimborso. In ogni caso, ciò avviene attraverso il sostituto d’imposta, ovvero in modo contestuale all’erogazione della tua busta paga.

Detto ciò, contrariamente a quanto molti ritengono, la Dichiarazione dei Redditi non è sempre obbligatoria, ma quali sono i casi esonerati e cosa succede se non si rientra fra questi? Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi.

Dichiarazione dei Redditi: come e quando presentarla

Come già anticipato, tale documentazione attesta tutti i redditi percepiti nell’anno fiscale precedente alla sua presentazione; per esempio, quella presentata nel corso del 2023, si riferisce a tutto il 2022.

Generalmente si tratta di una pratica che viene affidata al proprio commercialista, oppure ad un Caf di zona; molto spesso chi è già più pratico di aspetti burocratici relativi all’Agenzia delle Entrate, decide di procedere in autonomia attraverso la piattaforma dell’ente, chiaramente attraverso le proprie credenziali Spid, CNS o CIE.

La novità introdotta quest’anno ha reso la procedura ancora più semplice per i contribuenti, in quanto fin dai primi di maggio era disponibile online il Modello 730 Precompilato, che l’utente poteva decidere di modificare, accettare e inviare con pochi click.

Per quanto concerne le tempistiche, di solito ogni anno hai tempo diversi mesi (fra primavera ed estate) per presentare la Dichiarazione dei Redditi, con due date di scadenza principali da ricordare:

  • Il 30 settembre per il Modello 730;
  • Il 30 novembre per il Modello Redditi PF (ex Modello Unico), per i titolari di partita IVA oppure di redditi d’impresa, o comunque non specificati nel precedente documento.

Tali scadenze possono essere prorogate, secondo gli aggiornamenti forniti dalla stessa Agenzia delle Entrate; difatti, nel 2023 il termine ultimo per la presentazione del Modello 730 è stato spostato al 2 ottobre.

Chi deve presentare la Dichiarazione dei Redditi

In generale coloro che sono tenuti a presentare la Dichiarazione dei Redditi sono i pensionati e i lavoratori dipendenti, che siano del settore pubblico o privato, compresi i cittadini italiani che lavorano all’estero.

A questi si aggiungono altre categorie di contribuenti, che possiamo riassumere come segue:

  • I percettori di indennità, quali NASpI oppure Reddito di Cittadinanza;
  • Lavoratori con contratto a tempo determinato inferiore all’anno, oppure operatori scolastici, sempre a tempo determinato;
  • Lavoratori con redditi derivanti da Co.Co.Co, oppure da collaborazioni occasionali;
  • Produttori agricoli esonerati da IRAP e IVA;
  • Titolari di partita IVA, anche se il reddito percepito per l’anno di riferimento è pari a zero;
  • Soci di cooperative;
  • Sacerdoti della Chiesa Cattolica;
  • Volontari;
  • Chi ricopre incarichi pubblici, come parlamentari e consiglieri regionali.
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Gli esonerati dalla Dichiarazione dei Redditi

Per completezza, è importante avere ben presente quali sono le categorie di contribuenti che non hanno l’obbligo di presentare la Dichiarazione dei Redditi; chiaramente è sempre consigliata, per ricevere eventuali rimborsi dovuti oppure sgravi fiscali sulle spese sostenute, come quelle che riguardano i Bonus Edilizi.

Detto ci, di seguito citiamo le principali categorie di lavoratori non sottoposti ad obbligo di presentazione del documento:

  • Redditi di qualsiasi tipologia, esclusa l’abitazione principali ed eventuali pertinenze, che non supera i 3.000€, a meno che non sia obbligatoria la tenuta delle scritture contabili;
  • Lavoratori dipendenti o pensionati con un unico sostituto d’imposta obbligato ad effettuare ritenute d’acconto;
  • Lavoratore dipendente che ha cambiato lavoro nel corso dell’anno, ma è già stato applicato il conguaglio nell’ultima busta paga (è una cosa che va esplicitamente richiesta al vecchio datore di lavoro);
  • Reddito complessivo, al netto dell’abitazione principale e relative pertinenze, non superiore a euro 7.500€ se lavoratore dipendente, oppure inferiore a 7.000€ se pensionato, per un periodo di almeno 1 anno;
  • Chi ha come unico reddito l’abitazione principale ed eventuali pertinenze;
  • Redditi esenti, come pensione sociale;
  • Redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta e soggetti ad imposta sostitutiva.

In ogni caso, sono esonerati alla presentazione tutti coloro che non sono obbligati a tenere le scritture contabili e la cui imposta sostituiva relativa ai redditi percepiti è al massimo di €10,33.

Non ho mai fatto la Dichiarazione dei Redditi!

A questo punto è chiaro che il primo passo è quello di verificare di non appartenere alle categorie di contribuenti obbligati che abbiamo spiegato in precedenza. Ma poniamo che ti sia reso conto di rientrare nei casi di cui sopra, cosa succederebbe se non presentassi la Dichiarazione dei Redditi entro le scadenze stabilite?

Dunque, devi sapere che i contribuenti hanno la possibilità di presentare una Dichiarazione dei Redditi Tardiva entro 90 giorni dall’ultima data di scadenza, che per il 2023 si identifica con il 2 ottobre per il Modello 730 e il 30 novembre per il Modello Redditi PF, pagando una sanzione auto-liquidata di 25€.

Superata questa tempistica è prevista una sanzione amministrativa per omessa presentazione della dichiarazione reddituale presso l’Agenzia delle Entrate, come previsto dal D.Lgs. n. 471/97 e dalla Circolare n. 5/E/2002 dell’ente.

In termini numerici bisogna considerare dal 120% al 240% dell’ammontare delle imposte dovute, con un minimo di 250€, che aumenta di 1/3 nel caso di redditi prodotti all’estero.

Stiamo parlando, quindi, di importi piuttosto alti, in quanto non dichiarare il reddito percepito è considerato un reato grave, che non consente all’Agenzia delle Entrate di tenere traccia della tua situazione tributaria e potrebbe persino portare alla reclusione fra i 2 ai 5 anni.

Tali percentuali di sanzione potrebbero comunque essere dimezzate qualora decidessi di presentare il documento prima dell’inizio dell’accertamento oppure entro i termini di scadenza della Dichiarazione dei Redditi dell’anno successivo, pagando un importo minimo di 200€.

Ravvedimento operoso e percentuali di interesse

Ti ricordiamo che prima dell’invio automatizzato dell’avviso bonario da parte dell’Agenzia delle Entrate, hai la possibilità di regolarizzare la tua posizione attraverso il Ravvedimento Operoso, chiaramente applicando la relativa quota di interessi sui pagamenti dovuti in base al ritardo effettuato.

Per esempio, se viene inviato entro il 14° giorno dalla data di scadenza, dovrai applicare solo lo 0,1% di interessi per ogni giorno di ritardo, a cui aggiungere una quota fissa dell’1,5%.

Tali percentuali diventano rispettivamente 1,5% e 1,25% fra i 14 e i 30 giorni di ritardo, 1,67% e 1,25% dal 30esimo al 90esimo giorno.

Il Ravvedimento Operoso è possibile anche superata la soglia dei 90 giorni, purché si applichi una percentuale di interessi di 3,75% per ogni giorno di ritardo, in aggiunta alla quota fissa di 1,25%, a patto che sia inviato entro un anno dall’ultima scadenza originale della Dichiarazione dei Redditi.

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